Fondi Antica Kroton: opportunità per rilanciare Crotone

Voce: "Occorre fare tesoro degli errori passati".

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Riceviamo e Pubblichiamo:

La caduta della precedente amministrazione comunale ha lasciato in sospeso l’attuazione del progetto da 61,7 milioni denominato “Antica Kroton”, interrotta, per fortuna, prima che dalle schede dei numerosi interventi concordati tra i decisori della passata stagione si passasse all’azione.

Questi fondi rappresentano una opportunità, forse irripetibile, per rilanciare e realizzare l’auspicato riscatto della nostra città: non possono, pertanto, essere spesi in modo arbitrario, ma con interventi oculati e di qualità che abbiano concrete ricadute di lungo periodo sul nostro territorio.

È in gioco il bene di tutti i Crotonesi, non dei “soliti pochi”.

Se avrò l’onore/onere di essere scelto dai cittadini per guidare la nostra città, farò in modo che il Comune, che del progetto è ente attuatore, di concerto con Regione e Ministero Beni Culturali (gli altri due attori del progetto), si faccia promotore di un forte ripensamento della destinazione di quei consistenti fondi, prima che si traducano nell’ennesima opportunità sciupata.

Occorre fare tesoro degli errori passati: basti pensare ai 700mila euro sprecati del progetto “Arkeo Urbe” che dovevano servire alla “valorizzazione delle aree archeologiche urbane” e di cui oggi i cittadini non hanno più alcuna traccia.

Dei 3 siti interessati da quegli interventi, due sono totalmente inaccessibili (i sotterranei del Municipio e, dall’altra parte della strada, l’area archeologica sottostante la vecchia Banca Popolare Cooperativa); il terzo versa in totale stato di degrado e abbandono (mura bizantine in Corso Vittorio Emanuele II).

Questo impietoso risultato si deve ad una programmazione superficiale tutta tesa a spendere in modo dissennato, trascurando la successiva gestione, indispensabile per garantire la fruizione di un qualunque sito d’interesse culturale.

Senza una programmazione oculata e sensata degli interventi, la stessa triste sorte potrebbe toccare ai fondi di Antica Kroton, cioè lasciare traccia solo all’interno delle tasche di pochi e nessuna nelle azioni da compiere ai fini della conservazione e fruizione dei siti archeologici cittadini.

Sono convinto che occorra rinunciare alla diffusione puntiforme di cantieri in pieno centro città prevista dalle attuali schede di progetto.

Il “parco archeologico urbano diffuso”, infatti, non solo arrecherebbe grandi disagi alla circolazione stradale e alla vita quotidiana dei cittadini durante gli anni ragionevolmente necessari alla sua realizzazione ma, una volta portati alla luce una serie di siti-fotocopia dell’antica città achea, ed eseguito il restauro necessario a garantirne la fruizione, porrebbe, moltiplicate per ciascuno di essi, le stesse problematiche gestionali che nel caso di “Arkeo Urbe” non si è stati capaci di affrontare neppure in soli due siti, nonostante insistessero nei sotterranei di altrettanti edifici invece che trovarsi a cielo aperto, come i cantieri previsti da “Antica Kroton”, situazione che rendeva il compito più facile di quanto non sarà per quelli a venire.

Allo stesso modo, andrebbe esclusa dagli interventi di scavo l’area archeologica antistante le fabbriche dismesse, per le particolari caratteristiche della piana e del terreno, che rendono impossibile realizzare una musealizzazione dei ruderi nei modi consueti, mentre quelle stesse vestigia potrebbero essere identificate e interpretate grazie alle diverse tecniche di ricerca non invasiva che sfruttano le tecnologie più avanzate, per poi restituire i dati al pubblico medianti elaborazioni multimediali assi più parlanti dei manufatti in sé.

È necessario concentrarsi su pochi e sensati interventi in aree che ne hanno assoluta necessità, sia perché rappresentano punti cruciali del nostro patrimonio archeologico (l’eccezionale sito di Capo Colonna, ancora da scavare per il 70% della superficie totale, avrebbe dovuto essere tra questi a pieno titolo fin dall’inizio), sia perché sono interessati da gravi criticità che potrebbero metterne a rischio la tenuta strutturale, oltre a costituire una fonte di potenziale rischio per l’incolumità dei cittadini, prima ancora che dei visitatori, come il Castello di Carlo V e mura di cinta bastionate della città vicereale.

Una opportunità da non sprecare, “Antica Kroton”, per chi, come la coalizione che mi sostiene, vuole puntare tutto sul nostro patrimonio culturale e ambientale per avviare uno sviluppo economico sostenibile della città.

Troppo spesso queste ricchezze, sono state strumentalizzate solo per ottenere consistenti finanziamenti, direzionati poi a vantaggio di pochi, che paradossalmente hanno messo in pericolo quelle stesse ricchezze archeologiche e storiche per gli interventi deleteri attuati, talvolta fortunatamente bloccati in tempo grazie alla reazione dei cittadini più attenti e sensibili ai temi del patrimonio pubblico.

Una delle primarie esigenze dei Crotonesi è la creazione di nuovi posti di lavoro: nella nostra visione però, questi non devono avere come contropartita la rinuncia alla salute pubblica e alla tutela dell’ambiente.

Facendo tesoro, anche in questo settore, degli errori e della miope visione del passato, l’imperativo categorico è che mai più il nostro territorio si debba concedere rassegnato a forme di economia inquinanti per cui ancora oggi paghiamo un carissimo prezzo in termini di alterazione delle matrici ambientali e malattie: la nostra storia e il progetto “Antica Kroton”, se saputi cogliere con il giusto approccio professionale, ci offrono su un piatto d’argento questa grande opportunità.

Vincenzo Voce

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