Antica Kroton: “non bisogna perdere altro tempo”

"Partire dalla progettualità di una Crotone Nuova". Lentini (Progetto Crotone) risponde al Sindaco Voce.

Riceviamo e Pubblichiamo:

Ritengo che le dichiarazioni del nuovo sindaco Vincenzo Voce sulla progettazione dell’Antica Kroton, sindaco al quale formulo, seppur in ritardo, le mie più vive e sincere congratulazioni per l’elezione a primo cittadino dell’antichissima e nobilissima città di Crotone, siano state un po’ frettolose e, presumo, dettate dalla poca conoscenza. Cosa della quale non gliene faccio una colpa. Almeno per il momento. E cercherò, nei limiti del possibile, di spiegare il motivo, o i motivi, per cui le sue dichiarazioni a me sono apparse frettolose e non sufficientemente argomentate. E questo per alcuni ordini di motivi.

– Il primo. Vi è il rischio che le schede ormai approvate e definite con i vari enti, tra i quali enti figura anche l’ineffabile, inafferrabile e indefinibile Mibact, se venissero di nuovo messe in discussione potrebbero rallentare la realizzazione dell’opera con conseguente ed eventuale perdita di risorse dell’imponente finanziamento. Cosa che come comunità dovremmo evitare. Anche se il progetto presenta lacune grandi come voragini e prospetta fantasiose e illusorie operazioni di scavi archeologici che cozzano, e non di poco, con il tessuto urbano della città, ormai irrimediabilmente compromesso e realisticamente irrecuperabile ai, seppur nobili, fini archeologici.  
– Il secondo. Legato al primo. Seppur il progetto non mi convince ritengo che nelle programmazioni e nelle progettazioni urbane, così come nella vita, tutto sia modificabile. E migliorabile. Ma non può essere tutto sbagliato, tranne che dietro le parole del sindaco Voce non vi sia la voce della “senatrice per caso”, l’acerrima nemica di Crotone e dei crotonesi.

E allora il dado sarebbe tratto. Non può essere tutto sbagliato perché dietro questo progetto ci sono stati anni di lavoro, in alcuni casi, lo riconosco, anche di tipo clientelare che non ha tenuto conto dei meriti e della capacità, ma il lavoro è stato fatto, anche senza la partecipazione dell’archeologa oggi divenuta senatrice. Per caso. E per ventura. E di tutto questo lavoro la città vorrebbe vedere i risultati, non le sceneggiate o le parodie legate all’antica Kroton com’è avvenuto sin dalla posa della prima pietra. L’unico consiglio, anzi l’unico suggerimento, che mi sento di dare al sindaco Voce è di non perdere altri anni in discussioni oziose che non porteranno a nulla, se non all’unico risultato di avere ulteriori tagli delle risorse.

Siamo in zona Cesarini e solo il fatto che le risorse siano state fatte confluire nei fondi PAC Calabria ha permesso si di mettere in salvaguardia i 61.000,00 milioni di euro ma ha anche creato i presupposti per facilitarne lo storno. Per questo non bisogna perdere altro tempo atteso che con la pandemia in corso, e quindi con la necessità di reperire, nel breve termine, più risorse possibili e disponibili per i servizi sanitari, la città di Crotone potrebbe essere vittima, per l’ennesima volta, di uno scippo, da tempo pensato ed immaginato nel palazzo degli Itali, oggi divenuto palazzo Joele Santelli. Ricordo al sindaco e anche a me stesso che già nel 2010, parte di quelle risorse ammontanti ad euro 39.000,00 furono usate per pagare la prima rata del debito sanitario calabrese. E la mia preoccupazione è che oggi, così come ieri, non si vedono in giro tanti difensori della nostra città e del nostro territorio (un caso tra i tanti la vicenda della sede della soprintendenza archeologica a Crotone, una lotta dichiarata e senza esclusione di colpi da parte dei rappresentanti politici del comune capoluogo di regione che si stanno distinguendo per miopia e rozzezza istituzionale).

Non vorrei che questa mossa di rivedere tutto per non rivedere niente potesse permettere a qualche “manina romana” , con l’aiuto di qualche “stellina crotonese” o di qualche “trombone desaparecido”, nel caso di specie rosso solo per la vergogna che dovrebbe provare per il suo territorio, di usare quelle risorse per il sistema sanitario calabrese. Non vorrei che, come si fece nel passato e come si sta ripetendo sempre più spesso, si spogliasse un santo per vestirne un altro, come direbbe la saggezza popolare. La salute è prioritaria (io sono fra quelli che pensa che la salute deve essere sempre anteposta a qualsiasi altro, seppur  legittimo, interesse) ma mi rifiuto di pensare che, ancora una volta , quelle risorse potrebbero  essere utilizzate per mettere una pezza, e di una pezza si tratterebbe, alla disastrata sanità calabrese arrivata al collasso per colpa di chi continua a considerarci un territorio di serie B (non mi addentro , e non perdo tempo , riguardo le ultime deprimenti e sconfortanti vicende legate al dimissionario commissario Cotticelli e al subentrante commissario Zuccatelli che , invece, meriterebbero attenzioni particolari e diligenti da parte di tuta l’opinione pubblica calabrese , almeno quella più attenta e seria e meno attratta e affascinata dal clamore e dal circo mediatico). Spero che la giunta e l’intero consiglio comunale valutino attentamente il progetto Antica Kroton e, il prima possibile, lo mandino avanti, correggendo se c’è da correggere e da rivedere, ma lo si faccia subito e senza perdere ulteriore tempo , perché Crotone ha bisogno oltre che di sanità, anche di lavoro. Di dignità E di futuro.
E l’unica cosa di cui non hanno bisogno i crotonesi è continuare a dividersi sul niente. E sul nulla. Tra guelfi e ghibellini manovrati da un potere, lo stesso, che, da anni, governa questa regione. Quello dell’improvvisazione. Ricercata e studiata a tavolino. E quello del cabotaggio. Piccolo, calcolato e misero.

E per finire vengo a quella che, secondo il mio umile parere, potrebbe essere una soluzione per trainare l’intero progetto dell’antica Kroton, che a me pare sia divenuto come l’araba fenice che “tutti ne parlano ma nessun sa [cosa] sia Per prima cosa circoscrivere l’area che va dall’area antistante il Tribunale sino al quartiere Tufolo Farina. Tra l’altro aree a forte rilevanza archeologica. E tutto questo con l’idea di rigenerare oltre la metà del tessuto urbano cittadino. Facendo, inizialmente, uno screening di tutte le progettazioni esistenti con o senza. A partire dal Contratto di quartiere, passando per i due Piani di Recupero del Quartiere Marinella e Sant’Antonio, per il Piano d’Iniziativa Comunitaria Urban II, per le due Società di Trasformazione Urbana Il Porto e La Stazione, per il progetto Contratto di quartiere II, quello per intenderci che insiste sul quartiere di Via Libertà, e per finire all’Agenda Urbana. Al centro di tutta questa grande operazione – in cui dovrebbero essere coinvolti i privati , ne cito due a memoria la società di calcio FC Crotone e le Autolinee Romano – lo Stadio Comunale Ezio Scida, Parco Pignera , al cui interno il Museo e il Parco Pitagora potrebbe racquistare quel ruolo per cui , quel museo, aveva avuto un riconoscimento internazionale come parco tematico legato al grande epistemologo di Samo , l’area attorno al Tribunale con la costruzione del Mercato Cittadino al coperto, e i due parchi con al centro il nuovo Teatro Comunale “Città di Crotone”, e quello costruendo , da ultimare nel più breve tempo possibile, e da destinare ad Auditorium .

Utilizzare, quindi, quelle progettazioni e quelle risorse per un operazione di rigenerazione urbana e sociale senza eguali nella nostra regione. E con quella idea e con quella visione di città, una città con i piedi ben impiantati nel passato e con la testa e il cuore nel futuro, presentarsi ai tavoli regionali, nazionali ed europei in cui si sta discutendo e si discuterà del Recovery Fund, dell’utilizzo di quelle risorse, con una progetto complessivo di 500.000.000,00 milioni di euro. Senza continuare a vivacchiare con le risorse derivante da una pianificazione, da una programmazione e da una progettazione inesistente poiché monca di una visione del futuro della nostra comunità. Da qui bisogna partire. Da una progettualità di una Crotone nuova, moderna ed accogliente, per uscire dal tunnel dello stato di minorità culturale e intellettuale in cui siamo finiti. Per colpe nostre. Solo ed esclusivamente nostre. E non per colpe di altri. Colpe che esistono solo nelle teste di demagoghi e populisti di mestiere e di maniera. O per colpa del destino cinico e baro che, invece, con noi è stato magnanimo e munifico.

Giovanni Lentini
Progetto Crotone