Lo sciopero del personale di Biomasse Italia inneschi un confronto costruttivo

Corrado: "La tendenza a derogare al sistema di regole che deve garantire lo svolgimento in sicurezza di ogni attività, tutelando la salute dei lavoratori, non è l’unica discrasia"

Riceviamo e Pubblichiamo:

Ho ricevuto da Strongoli l’informativa/invito relativa allo sciopero indetto per il 16 dicembre dal personale di Biomasse Italia: ad oggi, la più grande centrale termoelettrica a biomasse d’Europa, con i suoi 50 megawattora di energia prodotta, destinati alla distribuzione diretta nella rete nazionale. Data la natura peculiare del servizio, lo sciopero, limitato a quattro ore (8:00-12:00), è stato comunicato con largo anticipo a tutti i soggetti interessati e assentito dalla Prefettura. Acquistato tre anni fa da EP New Energy, l’impianto di Strongoli, ampliato rispetto a quello che entrò in attività nel 2002, attualmente dà lavoro ad una quarantina di addetti, tutti specializzati. Sembra che oggi detto personale svolga turni che coprono le 24 ore mediante cinque squadre da tre unità, totale leggermente inferiore a quello previsto dal DVR (documento verifica rischi). La tendenza a derogare al sistema di regole che deve garantire lo svolgimento in sicurezza di ogni attività, tutelando la salute dei lavoratori, non è l’unica discrasia. La Società, infatti, dopo l’accordo firmato a maggio scorso, che aveva soddisfatto le legittime pretese del personale, ha cominciato a dare segnali d’insofferenza che hanno costretto i lavoratori alla mobilitazione. C’è ragione di temere, perciò, che alla scadenza dei contratti in essere, tra un anno da oggi, l’AD ing. Castelluccio vorrà (uscendo la Confindustria!) svincolarsi dal CCNL Elettrico, per adottare un semplice contratto di servizi. Dopo i tagli al personale del 2008-2010, pari a circa il 30% della pianta organica (di Biomasse Crotone e Biomasse Italia) – il sottodimensionamento è una delle criticità lamentate –, questa volta sarebbero gli stipendi a subire una considerevole decurtazione, creando inoltre le condizioni per una precarizzazione del lavoro che si aggiungerebbe al sottoinquadramento che i dipendenti di Biomasse Italia denunciano da più tempo.

E ciò a fronte di una quantità di lavoro per unità che, fatto salvo l’incremento progressivo dell’automazione in seno alla Centrale, non è stata ridotta negli ultimi anni ma, se mai, aumentata. Tutto considerato, non si può sostenere, francamente, che la ricaduta sul territorio della presenza di un impianto come quello di Biomasse Italia sia stata tale, finora, da compensare l’impatto negativo sull’ambiente e la salute pubblica. La corresponsione delle royalties ai Comuni interessati, per di più, che dovrebbe riequilibrare parzialmente la bilancia dei pro e dei contro, è un capitolo da chiarire nel caso di Strongoli; tutto da scrivere, parrebbe, nel caso di Crotone. Ciò nonostante, non si può che solidarizzare con quanti vedono addensarsi all’orizzonte del proprio posto di lavoro nubi minacciose, tanto più nella prospettiva incerta del postCovid 19 in un distretto la cui economia è costantemente depressa. Né si può permettere alcuna deroga alle norme di sicurezza, poiché ciò comporterebbe rischi ulteriori per la salute dei lavoratori e la salubrità del territorio. Auspico, perciò, che lo sciopero del 16 dicembre sia occasione per innescare un confronto costruttivo tra la EP New Energy Italia e i dipendenti di Biomasse Italia che renda superflue le agitazioni già preannunciate per i primi mesi del 2021 ma non prescinda dal coinvolgimento fattivo, nella vertenza, dei soggetti che governano il territorio che ospita le citate centrali termoelettriche a biomassa (Strongoli e Crotone), né dalla lungimiranza necessaria per governare la fase che precede l’esaurimento, nel 2027, degli attuali Certificati Verdi.

Margherita Corrado
(M5S Senato – Commissione Antimafia)