Jobel e la Pastorale del Lavoro organizzano l’incontro per riflettere su PNRR e Terzo Settore

Mercoledì 24 novembre ore 18,00 chiesa della Immacolata di Crotone.

Jobel e Pastorale del Lavoro della diocesi di Crotone organizzano un incontro per riflettere insieme sui fondi strutturali e il ruolo del terzo settore. Relatote Tonino DeMarco, Direttore della Cabina di Regia della programmazione comunitaria del Comune di Catanzaro. Leggere il PNRR dal punto di vista del Terzo settore – dichiara Santo Vazzano – è un’operazione che può essere realizzata da almeno due punti di vista: ci si può interrogare su quanto gli interventi auspicati dal Piano colgano priorità e strategie che il Terzo settore ha in questi anni sostenuto e praticato e su quanto cui il ruolo del Terzo settore sia o meno riconosciuto in tali azioni. Il primo è il riconoscere alla coesione sociale un valore trasversale nel consentire e orientare lo sviluppo: agli estensori del Piano risulta chiaro come nel programmare il rilancio di un territorio sia necessario non limitarsi ad aspetti economici e produttivi, ma sia necessario assicurare la coesione della nostra società (Missione 5). Il secondo fattore è la scelta di uno sviluppo “buono”, come si evince ad esempio dall’attenzione ai temi ambientali (cui è dedicata l’intera Missione 2), culturali e alla salute: uno sviluppo quindi non fatto meramente di crescita del PIL, ma ispirato ad un’idea più ampia di sostenibilità.

Rispetto al primo tema, quello del lavoro (area dotata di risorse pari a 6.66 miliardi), va sottolineato che esiste una significativa area di intervento, propria del Terzo settore, relativa all’integrazione lavorativa di persone svantaggiate o comunque con debolezze che ne precludono in via permanente l’accesso al mercato del lavoro e che sarebbe coerente con l’impianto del piano, che propone un’idea di rilancio inclusiva, dare spazio all’idea che nessuno resti ai margini della ripresa; ma, al di là della specificazione – che però appare rituale e decontestualizzata – circa la “attenzione specifica all’inserimento lavorativo delle persone con disabilità”, il tema non appare sviluppato in modo adeguato e tantomeno vengono citate, né con riferimento al soggetto, né al tipo di pratiche adottate, le azioni di inserimento lavorativo realizzate in particolare dalla cooperazione sociale di tipo B o le azioni di intermediazione al lavoro rivolte a soggetti fragili realizzate da soggetti del Terzo settore come modelli da diffondere per evitare che la ripresa lasci indietro i lavoratori più fragili. La parte preponderante delle risorse della Missione 5 (11.17 miliardi) sono però destinate alla seconda area di intervento (Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e Terzo settore) altre risorse sono  dedicate ai piani di rigenerazione urbana e all’housing sociale e per i settori core del welfare quali gli interventi rivolti ad anziani, persone con disabilità e famiglie in difficoltà, anche in questo caso concentrandosi prevalentemente sugli investimenti in strutture e tecnologie: si parla quindi di soluzioni abitative autonome e supportate per gli anziani, di tecnologie a servizio della non autosufficienza, di strutture per l’housing sociale indirizzate a famiglie in difficoltà. Si tratta comunque di ambiti in cui il Terzo settore non solo è presente, ma sta investendo in coerenza con una filosofia di intervento non meramente assistenziale, ma volta a ricostruire spazi di autonomia delle persone in difficoltà e ciò presenta senza dubbio analogie significative con il tipo di azioni ipotizzate dal PNRR.

La parte prioritaria delle risorse è destinata, come si diceva, a progetti di rigenerazione urbana. 2.8 milioni per housing sociale e riqualificazione dell’edilizia residenziale pubblica, un fondo a supporto dei progetti di rigenerazione urbana come mezzo per “promuovere l’inclusione sociale e combattere nuove forme di vulnerabilità” 3.3 miliardi sono dedicati a “investimenti nella rigenerazione urbana, al fine di ridurre le situazioni di emarginazione e degrado sociale nonché di migliorare la qualità del decoro urbano oltre che del contesto sociale e ambientale” e 2.45 miliardi a piani per “recuperare spazi urbani e aree già esistenti allo scopo di migliorare la qualità della vita promuovendo processi di partecipazione sociale e imprenditoriale” con il “miglioramento di ampie aree urbane degradate, alla rigenerazione, alla rivitalizzazione economica, con particolare attenzione alla creazione di nuovi servizi alla persona…”. Tutti interventi che rispetto ai quali il Terzo settore è stato in questi anni tra i principali protagonisti e non a caso il PNRR proprio con riferimento ad essi specifica che “gli interventi potranno anche avvalersi della co-progettazione con il Terzo settore ai sensi dell’art. 55 decreto legislativo 3 luglio 2017 n.117”.
Sono previste risorse per lo sport, anche in questo caso andando a individuare un ambito specifico di azione in cui i soggetti di Terzo settore sono protagonisti, dal momento che si parla di “impianti sportivi e realizzazione di luoghi attrezzati, al fine di favorire l’inclusione e l’integrazione sociale, soprattutto nelle zone più degradate e con particolare attenzione alle persone svantaggiate”, azioni di fatto realizzate dal vasto tessuto delle associazioni sportive dilettantistiche.
La terza area di intervento, anch’essa relativa ad ambiti in cui il Terzo settore è protagonista, riguarda gli interventi per la coesione territoriale (2 miliardi di euro). Comprende azioni per il rilancio e valorizzazione delle aree interne rafforzando i servizi per anziani e giovani in difficoltà (un ambito di azione che chiama direttamente in causa il Terzo settore) e servizi sanitari di prossimità, tema su cui oggi il Terzo settore non è attualmente molto presente, ma che potrebbe rappresentare un terreno di sviluppo futuro significativo; è da segnalare come la sanità “di prossimità” occupi una parte significativa anche della Missione 6, in particolare laddove si sviluppa (investimento 1.1) il tema delle “Case di comunità e presa in carico della persona”: si tratterà quindi di una sfida da cogliere per il Terzo settore.
È invece un ambito di assoluta pertinenza del Terzo settore (non esplicitamente citato nello specifico paragrafo, ma nel testo finale riassuntivo) l’investimento per la riqualificazione dei beni sottratti alla criminalità organizzata, che vedono impegnate cooperative ad associazioni in un prezioso lavoro di sviluppo locale e di cambiamento culturale. Il Terzo settore è invece identificato come protagonista degli interventi per contrastare la povertà educativa nel Mezzogiorno, con l’obiettivo di coinvolgere fino a 50 mila minori in oltre 2 mila diverse iniziative. In conclusione, alcune considerazioni generali. Un’opportunità unica – dichiara ancora Santo Vazzano del Consorzio Jobel – dove tutti  hanno il diritto dovere di conoscere e capire per agire consapovolmente e da protagonisti.

picture