“Questione Ambientale e stato dei rapporti tra Comune di Crotone ed Eni”

La nota congiunta a firma di Peppino Cosentino, Domenico Critelli e Giovanni Lentini.

Crediamo che una comunità per ripartire, riaggiornando e riattualizzando l’identità smarrita, a seguito del processo di deindustrializzazione, abbia bisogno di un grande atto di coraggio e di una straordinaria presa di coscienza  per affrontare quella che noi definiamo una OPERAZIONE VERITA. Operazione verità non già per individuare colpevoli, aprire contenziosi o infliggere sanzioni, ma per fare crescere una consapevolezza collettiva che a procedere in avanti, tenendo gli occhi fissi sullo specchietto retrovisore, è inevitabile andarsi a schiantare. E lo rivolgiamo a noi stessi ma, soprattutto, alla massima assise Comunale. Una riflessione  a più voci, serena e vera, da affrontare sempre nel luogo legittimo che è il Consiglio Comunale. E lo chiediamo, senza polemica alcuna , confidando nel fatto che la comunità crotonese è pronta a cambiare rotta, privilegiando la condivisione e l’unità , nella consapevolezza, ormai acquisita, che le comunità crescono, e si emancipano, conciliando sviluppo e compatibilità con l’ambiente che ne rappresenta il biglietto da visita. Bisogna , quindi, consentire a tutti di partecipare per conoscere la storia piuttosto che riscriverla “ad usum delphini”. E, in tal caso, di contribuire a far conoscere le vicende per come si sono evolute fin dagli inizi del secolo scorso. A questo riguardo , seppur casuale rispetto ai nostri intendimenti , una prima occasione di discussione e di riflessione ci è stata offerta dall’ultimo Consiglio Comunale . Una discussione dall’esito scontato così come scontate, e strumentali, erano le ragioni che lo hanno ispirato : un pronunciamento, a scatola chiusa e a prescindere, sulla discarica di Giammiglione, con la pistola fumante dell’ecologismo di maniera alla tempia delle opposizioni. Conclusioni scontate come da copione degli ultimi 40 anni: una posizione di chiusura nei confronti di Eni . Null’altro. Non il “cane a 6 zampe” ma una “piovra” dedita a succhiare il “sangue” delle popolazioni dove si insedia. Ovviamente, una posizione che non aiuta e che perpetua l’isolamento e la marginalità delle Istituzioni locali. Ma, a questo punto, andiamo con ordine . La storia industriale di Crotone inizia nei primi del “900.
La struttura produttiva dell’epoca si articolava su due attività tipiche: la produzione di pasta e la lavorazione della liquirizia. La produzione di grano e la crescita spontanea della liquirizia offrivano, infatti, abbondante materia prima agli opifici che riuscivano a soddisfare le richieste locali e ad esportare sia in Italia che all’estero. Il decollo industriale ha inizio negli anni “20 sfruttando la rete idrica silana-crotonese, anche attraverso la costruzione di invasi artificiali . Tra il 1919 e il 1927 si realizzarono diverse centrali idroelettriche che, offrendo energia elettrica a basso costo, attirarono l’attenzione di grossi gruppi industriali. Nella seconda metà degli anni “20, su iniziativa della compagnia tedesca Rotschild, nasceva lo stabilimento Pertusola. Il nuovo impianto, nel settore dello zinco, dava lavoro, all’inizio, a qualche centinaio di persone, consentendo di coprire quasi la metà dei fabbisogni nazionali del metallo. Negli stessi anni, s’insediava la Società Meridionale Ammonia, produttrice di azoto puro, il cui Amministratore Unico era l’Ing. Guido Donegani, già presidente della Montecatini. La sua localizzazione a Crotone era un primo indicatore del processo di “dipendenza dal percorso”   che in seguito caratterizzò la storia industriale crotonese. Infatti, tra le scelte di localizzazione dell’opificio, che occupava circa 100 addetti, vi era la possibilità di prelevare la materia prima – l’acido solforico – direttamente dalla Pertusola che la produceva come prodotto di scarto. Un principio antesignano di economia circolare.

Gli anni “70 sono considerati quelli di maggiore floridità dell’industria crotonese. La Pertusola occupava quasi 1000 addetti e la Montedison più di 900, oltre un indotto di diverse centinaia di lavoratori.
In quegli anni l’Enichem – la più importante compagnia chimica pubblica – avviava uno stabilimento di produzione di cloruro di sodio a Cirò Marina. Nello stesso periodo nasceva a Crotone la società Cellulosa Calabra, specializzata nella produzione di pasta semichimica. Insieme occupavano circa 250 addetti, oltre l’indotto. La presenza sul territorio di grandi fabbriche ha stimolato nel tempo la nascita di piccole e medie imprese operanti nel settore dei trasporti, della meccanica e delle costruzioni e la formazione di personale altamente qualificato. Attingendo alla tradizione dei primi anni del “900, Crotone e la sua provincia diventarono, inoltre, sede di numerosi opifici dediti alla trasformazione di prodotti agricoli che nel tempo si sono affermate con successo nelle produzioni vitivinicole che hanno dato vita ad un DOC di prestigio con produzioni di spicco nazionale ed europeo. Fino alla fine degli anni ottanta, nella provincia di Crotone, il contributo dell’industria al PIL era nettamente al di sopra della media regionale e non molto distante da quella del Mezzogiorno. Anche il tasso di industrializzazione confermava una maggiore presenza dell’industria rispetto al resto della Calabria. Le dismissioni del polo chimico e la conseguente grave crisi occupazionale portarono, nel 1994 al riconoscimento di Crotone come “area di crisi”. Da qui l’attivazione sul territorio di strumenti agevolativi che favorirono la nascita di nuove piccole imprese, in prevalenza nei settori agroalimentare e meccanico. Avviati negli anni 90, Sovvenzione Globale e Contratto d’Area erano gli strumenti di programmazione negoziata nati con l’obiettivo di risanare lo stato di crisi e il conseguente alto livello di disoccupazione con una previsione di circa 315 milioni di euro d’investimenti e un’occupazione a regime di oltre 2000 d’unità. Intendimenti rimasti sulla carta e che non hanno prodotto i risultati sperati e attesi e che ha provocato un clima di risentimento e di disillusione da cui la comunità non si è più ripresa .

Oggi, nella città e nella provincia di Crotone , dopo la mancata attivazione di uno dei tre contratti di programma nel settore della trasformazione del legno, e la parziale attivazione di due contratti di programma nel settore dell’agroalimentare e dell’energia da biomasse si vive alla giornata. E si è in perenne attesa di un Godot  che quando arriva è quasi sempre sotto mentite spoglie. Noi ci auguriamo, e speriamo, che la bonifica abbia termine. E che si possa mettere la parola fine ad una storia infinita. Certamente non alle condizioni e agli slogan che da anni governano il nostro modo di concepire e di vedere  il rapporto con la multinazionale Eni che laddove si insedia, per statuto, deve contribuire alla crescita economica, sociale e, da qualche tempo, anche ambientale. Finito questo velocissimo excursus arriviamo al cuore del problema . E più che parlare del Pob 1 e del Pob 2, pure importanti ma argomenti strettamente  tecnici , vorremmo parlare di bonifica dei siti contaminati. In ossequio al principio di realtà e concretezza c’è da prendere atto che siamo in un fase di stallo che potrebbe avere due vie di sbocco anche se entrambe sembrano convergere verso un unico risultato. Eni vuole terminare la bonifica e, probabilmente , alle condizioni date, vuole lasciare questo territorio anche se i suoi interessi sono e restano imponenti. Eni nei mesi scorsi ci ha comunicato, tramite il nostro primo cittadino , che intende concludere la bonifica lasciando il materiale di risulta dei terreni contaminati a Crotone . Notizia straordinariamente importante che , come spesso capita,  questa amministrazione comunale, che pure doveva trasformare il palazzo comunale in un palazzo di vetro , ha colpevolmente tenuto per se , non rendendo i Consiglieri Comunali di maggioranza e di minoranza, e l’intera comunità, partecipi del contenuto di questa lettera. A questo riguardo , senza rincorrere la demagogia e il populismo, sempre fine a se stesso,  vanno ribadite alcune cose. Secondo la normativa , dlgs 152/2006 ,  gli interventi di bonifica e di messa in sicurezza devono essere condotti secondo criteri tecnici definiti. Privilegiando tecniche di bonifica tendenti a trattare e riutilizzare il suolo nel sito – trattamento in-situ ed on-site- del suolo contaminato, con conseguente riduzione dei rischi derivanti dal trasporto e messa a discarica di terreno inquinato. In tal caso privilegiando le tecniche di bonifica che permettono il trattamento ed il riutilizzo nel sito anche dei materiali eterogenei di risulta utilizzati nel sito come materiali di riempimento. Evitando ogni rischio aggiuntivo a quello esistente di inquinamento dell’aria, delle acque sotterranee superficiali, del suolo e sottosuolo, nonché ogni inconveniente derivante da rumori e odori. Per la messa in sicurezza il legislatore ha previsto  interventi che permettano il trattamento “in situ” ed il riutilizzo industriale dei terreni, dei materiali di risulta e delle acque estratte dal sottosuolo, al fine di conseguire una riduzione del volume di rifiuti prodotti e della loro pericolosità; Evitando ogni possibile peggioramento dell’ambiente e del paesaggio dovuto dalle opere da realizzare. Sotto quest’aspetto e tenendo in debita considerazione i criteri tecnici legati alle bonifiche di cui abbiamo fatto cenno, cosa ci resta da fare ? Secondo il nostro modesto parere richiedere e pretendere un incontro con Eni Spa ( la corporate) e istituire un tavolo negoziale parallelo a quello tecnico  aperto  alla Provincia di Crotone , alla Regione Calabria , al Ministero della Transizione Ecologica e al Ministero dell’ Innovazione e della Ricerca Digitale , con il supporto dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale e con il contributo dell’ Agenzia Nazionale per le Nuove Tecnologie l’Energia e lo Sviluppo Economico Sostenibile  e con la presenza dell’Istituto Superiore di Sanità e, in siffatto modo, chiudere tutte le fasi della bonifica evitando la permanenza del terreno di risulta nel sito di Pertusola e proponendo la loro allocazione in una discarica di servizio non molto distante dal sito. E presentando sui siti bonificati due soluzioni concordate con la provincia di Crotone e con la Regione Calabria .
La prima. Creazione di una foresta urbana , con il recupero di alcuni manufatti presenti in tutta l’area industriale, in modo da ripristinare la frattura esistente tra le due estremità nord e sud della costa crotonese,   facendo confluire in questa  progettualità il costituendo parco fluviale del fiume Neto e l’ Area Marina Protetta. La seconda. Realizzazione di un  ecosistema dell’innovazione e delle ricerca incentrata sull’economia circolare e sull’ideazione di una struttura tecnologica da utilizzare per lo smaltimento dei rifiuti così come definita dalla nuova  “Strategia nazionale per l’economia circolare”, incentrata su eco-progettazione ed eco-efficienza. Tutte e due le soluzioni da realizzare e da far gestire alla multinazionale con il supporto degli enti locali , dei ministeri interessati e dell’Ispra ,  dell’Enea e dell’ISS con la creazione di un sistema di comunicazione delle attività poste in essere in modo da mettere al corrente e informare in tempo reale l’intera comunità. E, non per ultimo, l’impegno di ENI a trasferire a Crotone parte dei progetti in essere e in joint-venture sulle energie rinnovabili per come avviene a Ravenna, a Porto Vesme piuttosto che a Porto Torres. Questa a noi sembra la strada della ragionevolezza , e della prospettiva , di chi vuol bene a Crotone , e ai crotonesi,  e non intende ingannarli. Noi , pur non avendo responsabilità di governo, e senza ricercarne, abbiamo fatto la nostra  scelta e, su questa, intendiamo offrire la nostra disponibilità al confronto. La via maestra, l’unica, che con il tempo  abbiamo cominciato ad apprezzare e a privilegiare, per crescere insieme e per fare crescere la nostra comunità.

Peppino Cosentino
Domenico Critelli
Giovanni Lentini