Giancotti: “dove sono le Pari Opportunità?”

"Ancora una volta, invece di concentrare la discussione sui reali problemi che affliggono la città, l'illustre primo cittadino consuma il proprio rancore e la propria incapacità politica inveendo contro il consigliere di turno reo solo di aver espresso un parere discordante dal suo".

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Riceviamo e Pubblichiamo:

L’ultimo consiglio comunale ha visto, ancora una volta, il primo cittadino offendere deliberatamente e senza scrupolo alcuno , una consigliera comunale di minoranza tra il silenzio omertoso dell’intero consiglio comunale. Ancora una volta, invece di concentrare la discussione sui reali problemi che affliggono la città, l’illustre primo cittadino consuma il proprio rancore e la propria incapacità politica inveendo contro il consigliere di turno reo solo di aver espresso un parere discordante dal suo. Il primo cittadino non è nuovo a tali comportamenti, ma ciò che più mi lascia basita è la reazione impassibile di tutto il consiglio e soprattutto delle donne, che ricoprono il ruolo nella Commissione Pari Opportunità da me presieduta. Ormai, credo sia evidente e noto a tutti che quel ruolo non lo ricoprono con serietà e responsabilità e non credono in quello che fanno o forse semplicemente lo fanno per altri motivi. Ho l’onore di ricoprire il ruolo da Presidente di una commissione che deve denunciare e stigmatizzare insulti sessisti e difendere le donne al di là del colore politico. In quest’ultimo consiglio comunale ho, invece, visto una commissione assente, surreale, ma soprattutto intimorite da chi urla e offende in un civico consenso. Ci tengo a ricordare le parole di solidarietà espresse dal primo cittadino e da assessori e consiglieri nei confronti della consigliera Mungari, quando questa qualche settimana fa ha trovato escrementi sullo sportello della propria auto: “Nel palazzo comunale operano e lavorano persone perbene, siano essi assessori, consiglieri comunali, di maggioranza o minoranza, dipendenti. Il continuo porli all’indice non è giusto ed anzi, finisce per favorire atti che offendono la dignità del singolo quanto della comunità nel suo insieme. Ci può essere la naturale critica, quando questa sia costruttiva, ma non può e non deve mai superare i limiti del buon vivere civile.” Ma potrei dirne tante da parte di chi, oggi, finge di voler aiutare e difendere le donne con convegni e tanto altro. Ricordo benissimo una commissione da me presieduta, dove una consigliera di maggioranza ha preteso dalla sottoscritta che si tenesse una commissione nei suoi confronti per i fatti accaduti. E adesso dove sono le Pari Opportunità? Dove sono le stesse che pretendevano giustizia? Sempre le stesse verranno a chiedermi, poi, di lavorare a difesa di quelle donne che non hanno voce. Per fortuna la “voce” non mi manca, e non mi sento vittima di un uomo che per nascondere la sua debolezza amministrativa e le sue incapacità URLA per non rispondere. Ogni giorno cerchiamo di abbattere i pregiudizi che purtroppo ancora esistono. Insegniamo alle future generazioni il rispetto, l’educazione e l’amore verso il prossimo. E poi chi oggi rappresenta una comunità intera offende in maniera così spregevole una consigliera solo perché la pensa diversamente da lui? E dove sta la libertà di pensiero? Mai mi sarei aspettata di uscire pubblicamente proprio nei confronti della commissione Pari Opportunità, ma questo silenzio deve essere spezzato e soprattutto invito chi di dovere ad ammonire e prendere provvedimenti nei confronti del primo cittadino perché siamo stanchi di queste continue offese a chi è stato eletto dal popolo per lavorare con umiltà e al servizio della città. Invito tutte le consigliere ad una lunga riflessione e soprattutto di prendere coscienza e responsabilità del ruolo che oggi siamo state chiamate tutte a ricoprire e ad avere il coraggio di parlare e non voltare la testa dall’altra parte e restare in silenzio, perché prima di essere consigliere siamo donne e madri ma soprattutto cittadini che meritano rispetto a prescindere dal proprio colore politico. Viviamo in un paese democratico dove vige la libertà di stampa e di parola.

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