Riflessioni sull’ultimo pronunciamento del Consiglio Comunale di Crotone sul parco eolico off-shore

A scrivere Alessio Critelli, Giovanni Lentini e Antonio Manica.

Il pronunciamento del Consiglio comunale di Crotone in merito al diniego alla concessione per la realizzazione del campo eolico proposto dalla società Repower Renewabl FCe , prima ancora di aver avviato un  confronto con la stessa e gli enti preposti, è l’ennesima manifestazione, frettolosa e superficiale che, senza ombra di dubbio, ha da sempre chiuso qualsiasi speranza di sviluppo e crescita. Un progetto di questa portata, le cui ricadute sono molteplici e di diversa natura, meriterebbe un diverso approccio, analitico e, soprattutto, propositivo e di più ampie vedute. Le doverose e necessarie osservazioni che una amministrazione elabora e sottopone al ministero competente dovrebbero essere precedute da studi approfonditi con risultati chiari e inequivocabili, ed un incrocio con quanto previsto dalla relazione tecnica di progetto e, soprattutto, con la documentazione di impatto ambientale prevista dal legislatore. Una condizione necessaria ma non sufficiente per emettere un giudizio definitivo di dissenso. Infatti, qualora tali studi appurassero, per esempio, che nell’area designata per la realizzazione dell’impianto si concentrerebbe l’attività ittica locale oppure, si intersecherebbero le rotte delle grandi navi cargo e crocieristiche o, ancora, la coesistenza di diverse specie di flora e fauna, le osservazioni dedotte da tali studi rappresenterebbero la base per avviare un tavolo di confronto con la società proponente e il ministero dell’ambiente. Un tavolo nel quale pretendere, in fase di elaborazione di VIA VIS e VINCA (rispettivamente Valutazione di impatto ambientale, Valutazione di impatto sanitario e Valutazione di incidenza ambientale) un approfondimento delle osservazione e la proposizione di efficaci soluzioni di miglioramento e mitigazione, delineando così un percorso comune e condiviso per realizzare il progetto e garantire al contempo la preservazione della salute economica e ambientale del territorio di appartenenza. Sarebbe questo il modus operandi di una rappresentanza politica dai caratteri ambientalisti, per davvero, con una strategia chiara e definita, nonché una visione inedita e innovativa della città. A leggere le dichiarazioni di Sindaco e consiglieri di maggioranza , è chiaro che siamo ben lontani da questo modo di agire. Non ci si meravigli quindi della continua fuga di giovani, dell’assenza di un tessuto produttivo e dell’immobilismo che caratterizzano il crotonese. Personalmente, rispetto ad un progetto che prevede 9 miliardi di investimento e strategico per il raggiungimento dei target di decarbonizzaione, proponiamo un diverso approccio. Gli obiettivi stabiliti dall’unione europea per il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050, impongono un significativo aumento della produzione di energia da fonti rinnovabili. Entro il 2030 infatti, la UE ha programmato  un incremento dell’energia elettrica prodotta da impianti eolici dagli attuali 190 GW a 397 GW, con l’off shore che, nei piani della Commissione Europea, approvvigionerà il 20% dell’intero fabbisogno energetico continentale. Una attenzione verso gli impianti off shore giustificata da una serie di fattori. Il minor ingombro e impatto paesaggistico rispetto a parchi on shore e grandi impianti fotovoltaici, grazie a strutture galleggianti che permettono un aumento della distanza di ubicazione dalla costa (quanto previsto dalla proposta di Repower), una riduzione dei costi di installazione rispetto al passato e le migliori condizioni anemometriche che garantiscono produzioni maggiori e costanti, hanno incentivato diversi paesi europei ad aumentare la dotazione economica destinata a questi impianti. Nel solo 2020 infatti, sono stati investiti oltre 26,3 miliardi di euro, per 9 impianti realizzati da Germania, Paesi Bassi, Belgio, Regno Unito e Portogallo, che si aggiungono ai già 25 GW di energia elettrica prodotta nelle acque del Nord Europa.  Ma gli effetti di queste infrastrutture vanno oltre gli aspetti puramente ambientale caratterizzando, se opportunamente articolati, anche le economie locali.  In una visione di prospettiva che ambisce a realizzare nel territorio crotonese un hub dell’innovazione, della ricerca e dello sviluppo della filiera dell’idrogeno verde, le 35 turbine previste permetterebbero l’approvvigionamento di energia pulita per l’alimentazione delle celle elettrolitiche e la produzione di H2 in un processo a ZERO EMISSIONI. Inoltre, riprendendo le parole dell’Ingegnere Luigi Severini, responsabile del primo e più grande parco eolico off shore nel Mediterraneo, prossimo alla cantierizzazione a largo delle coste della Sicilia, impianti di questo tipo portano in dote un notevole incremento di posti di lavoro, in fase di cantiere e di esercizio, coinvolgendo imprese metalmeccaniche e navali, compagnie di servizi portuali, società di manutenzione e sicurezza, nonché maestranze locali e aziende da coinvolgere durante tutto il ciclo di operatività.  Per quanto concerne invece l’impatto di questa infrastruttura rispetto ad una armoniosa simbiosi con il contesto territoriale circostante, analizzando gli studi preventivi riportati nella relazione tecnica prodotta dalla Repower, è facile intuire che, gli oltre 61 km di distanza dalla costa di Isola Capo Rizzuto, renderebbe impercettibile l’impatto visivo del parco, salvaguardando le albe e i tramonti che preoccupano le comunità locali più di disoccupazione e povertà.  Lo studio preliminare condotto, inoltre, specifica che l’area designata non interseca alcuna rotta commerciale o crocieristica, e si colloca a distanza dai punti di maggiore densità delle attività ittiche. Per quanto concerne, invece, eventuali interferenze con habitat, fauna e flora dei cavidotti, si potrebbe richiedere, se ciò non è previsto, una maggiore profondità di interramento e opportune schermature per evitare qualsiasi effetto elettromagnetico.  Citiamo, in merito, lo studio della Plymouth University, secondo il quale l’eolico off shore potrebbe avere un impatto positivo sulla fauna marina, ricreando un habitat simile a quello delle barriere naturali.  Inoltre, nelle aree perimetrate dalla presenza degli aerogeneratori, è vietata la pesca a strascico, realizzando così un’area indisturbata che favorirebbe la proliferazione dei pesci. Le considerazione di cui sopra sono  confermate dalle dichiarazioni di Greenpeace Italia, Legambiente e WWF Italia in merito alla realizzazione di un impianto da 190 turbine tra le coste siciliane e tunisine, ad una distanza di 60 km dalle coste sicule. Le tre associazioni si sono dette favorevoli alla realizzazione di questo progetto, a patto che vengano prodotti dovuti approfondimenti volti a scongiurare possibili interferenze con l’ambiente circostante, individuando nel suddetto progetto una straordinaria occasione di sviluppo di green economy in linea con i più alti obiettivi di carattere ambientale. Pertanto, il nostro invito a questa amministrazione, prima ancora di accantonare pregiudizievolmente qualsiasi possibilità di realizzazione, è quello avviare immediatamente un dialogo costruttivo con tutti gli attori coinvolti, richiedendo, alla società Repower e ai ministeri competenti quanto segue:
-uno studio dettagliato su eventuali interferenze con attività locali e rotte crocieristiche e commerciali;  -un rapporto dettagliato, in fase di VIA, delle conseguenze dell’impatto ambientale, con una valutazione approfondita rispetto all’inquinamento di varia natura;
– una descrizione dettagliata di tutte le misure di salvaguardia e mitigazione da adottare durante le operazioni;
-una attenta e circostanziata relazione di inizio, prosecuzione e fine lavori che mostri nel dettaglio l’intero iter progettuale.
Alessio Critelli
Giovanni Lentini
Antonio Manica