Si a un progetto per l’eolico offshore ma a valle di rigorose valutazioni di impatto ambientale

Sanzi e Raso (Primavera della Calabria): "I nuovi scenari internazionali hanno messo a nudo l’imprescindibilità dell’autonomia energetica".

I nuovi scenari internazionali hanno messo a nudo l’imprescindibilità dell’autonomia energetica, per il l’Italia e per l’Europa: una priorità da garantire insieme alla transizione energetica che dovrà, già nei prossimi mesi, subire una forte accelerazione anche grazie agli investimenti del PNRR. Il Mezzogiorno può giocare in tal senso una partita fondamentale che può rimettere i nostri territori al centro della politica energetica nazionale. L’area ionica e la provincia di Crotone sono uno di questi poli dove, da tempo, si sta discutendo delle forme di energia “verde” su cui investire e, nello specifico, degli impianti eolici “offshore”.
Negli ultimi mesi, il nostro laboratorio politico, facendo seguito a una richiesta di osservazioni fatta dalla Capitaneria di Porto di Crotone, al Sindaco della città e all’omologo di Isola di Capo Rizzuto, sulla installazione al largo delle coste di impianti eolici, ha affrontato un ampio dibattito sul tema, supportato da studi e ricerche sul campo di tecnici e professionisti per valutare produttività e impatto ambientale di questa soluzione. Alla luce di ciò, abbiamo valutato anche le posizioni espresse dai Sindaci, senza, però, trovare un effettivo riscontro alle perplessità da loro sollevate: a) circa le accuse di sfregio paesaggistico e di inquinamento acustico, il posizionamento degli impianti oltre la linea dell’orizzonte visibile e del rumore “udibile”, riducendo di molto sia l’impatto visivo che quello acustico, annullandolo del tutto per chi si trovi sulla costa; b) per quanto riguarda i potenziali danni al settore della pesca, studi recenti, portati avanti per anni in zone dove sono già presenti parchi eolici offshore, hanno evidenziato esattamente il contrario, ovvero, che le strutture sui fondali costituiscono delle scogliere artificiali che attirano, non respingono molte specie ittiche al pari di quelle naturali. Addirittura, che nei pressi di questi impianti è stato registrato un aumento e una rigenerazione della fauna marina con effetti positivi sulla biodiversità, anche se dovuto al concomitante divieto di pesca nelle aree interessate dagli impianti. Queste aree potrebbero quindi diventare aree di ripopolamento di specie ittiche con benefici per la pesca nelle aree circostanti.  Si tratta ovviamente di tecnologie giovani, che vanno monitorate, ma, nel rapporto costi-benefici, e a fronte di un paventato ritorno al carbone e alle fonti fossili, l’energia eolica proveniente da impianti a largo delle coste e oltre la linea dell’orizzonte, rappresentano una risorsa importante e da non perdere: di più un’opportunità da non perdere, fermo restando che l’approvazione di un progetto potrà avvenire solo a valle di rigorose valutazioni di impatto ambientale che coinvolgano anche le opere accessorie.

Il rischio dell’immobilismo locale è quello di perdere importanti opportunità per i nostri cittadini e i nostri territori e di vederci scavalcati, a livello nazionale, da decisioni calate dall’alto che destineranno ad altri territori e altri tipi di impianto, più impattanti e molto meno puliti, se non decisamente inquinanti, le risorse destinate alla transizione energetica. I cittadini che subiranno l’impatto di questi impianti resteranno all’oscuro delle trattative, rischiando di perdere, per l’ennesima volta, i vantaggi che potrebbero derivarne: lavoro, energia a basso costo e contributi energetici per le popolazioni locali. Auspichiamo che le amministrazioni locali, supportate dai partiti, associazioni e comitati, diventino protagonisti delle trattative, guardando a questi progetti come a delle opportunità “verdi” di investimento e di sviluppo per il territorio. Tutta la Calabria potrebbe diventare il faro della nuova transizione ecologica, sia per la sua posizione geografica che per le sue enormi risorse da impiegare nel ventaglio delle energie pulite. La Calabria produce il 179% di energia in più rispetto al suo fabbisogno interno, energia che viene esportata nelle altre Regioni, senza alcun vantaggio per i calabresi, che pagano bollette tra le più salate del Paese. È arrivato il momento di invertire questa rotta e diventare protagonisti attivi delle politiche energetiche del nostro territorio nell’ottica della migliore scelta possibile per l’ambiente, per la salute delle persone, per un modello di sviluppo sostenibile, che certo non verranno tutelate da chi, dicendo sempre e solo “no”, si mette fuori da ogni processo decisionale e dalla possibilità di invertire la rotta rispetto alle fonti più inquinanti.
Lucrezia Sanzi e Luigi Raso, referenti “Primavera della Calabria” – Crotone