Eolico a mare, nuove palizzate, nuove brutture, ulteriori mazzate per i pescatori crotonesi

Pingitore: "Nell’ultimo consiglio comunale, ho ribadito il mio diniego circa l'installazione di un parco eolico off-shore a Crotone".

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Nell’ultimo consiglio comunale, ho ribadito il mio diniego circa l’installazione di un parco eolico off-shore a Crotone, non perché ritenga che l’energia prodotta dalle fonti rinnovabili non sia un bene utile a ridurre le emissioni di gas serra, ma perché la città pitagorica ha già una miriade di pale istallate su tutto il territorio e produce da anni tanta energia senza ricevere però particolari benefici. C’è da dire che Crotone in termini ambientali ha dato tantissimo; è stata depredata da tutto ed è sempre stata esclusa dagli investimenti infrastrutturali: gli unici progetti accoglibili sono solo e sempre quelli destinati a compiere devastazioni. Il mio “no” l’ho ripetuto nel consiglio comunale del 14 marzo che si è tenuto alla presenza da remoto del sindaco di Isola Capo Rizzuto, Maria Grazia Vittimberga, e di quello Cropani, Raffaele Mercurio, entrambi, peraltro, contrari al progetto. A mio parere, la questione dovrà riguardare tutti i comuni, anche quelli non eminentemente interessati, affinché adottino ogni provvedimento atto a scongiurare ed impedire l’autorizzazione e la realizzazione di questi impianti dal pesantissimo impatto sui nostri territori. Chi si sarebbe aspettato dopo la realizzazione a terra del parco più grande d’Europa – con investimenti mastodontici, fra l’altro, finiti sotto il mirino della magistratura – la creazione di un’ altra struttura di grandi dimensioni nel nostro splendido mare magno-greco? Lo Jonio non può subire ulteriori mortificazioni. Invece che città della cultura e del turismo, presidio di palizzate a terra e a mare!

Per di più, appare del tutto impensabile il sorgere del parco su un’area di 15mila ettari adibita a Riserva Marina. La Provincia di Crotone, l’ente intermedio, dovrebbe adottare, a mio parere, ogni provvedimento atto a scongiurare ed impedire l’autorizzazione e la realizzazione di queste torri off-shore che comprometterebbero irreparabilmente l’immagine e la stessa ragion d’esistere della Riserva. Si teme anche sulla sicurezza della navigazione, soprattutto in prospettiva di un riammodernamento e ampliamento del porto per l’approdo di navi da crociera e per eventuali rotte future verso la Grecia e l’Oriente del mondo.
Per non parlare poi del danno causato alle 400 famiglie crotonesi che vivono di pesca e che si vedranno sottratti altre aree marine per un beneficio ancora dubbio! E’ bene interpellare anche la Regione Calabria, la quale non ha dirette competenze in merito, ma il cui parere potrebbe essere fondamentale per ostacolare la realizzazione del progetto. Non bisogna, infatti, abbassare la guardia! Se necessario, occorre mobilitare ogni istituzione territoriale e ogni singolo cittadino, dalle associazioni di categoria ai sindacati dei lavoratori e all’intera società civile. Oggi come nel passato non possiamo neanche più sperare in ricadute economiche: gli impianti eolici sono remunerativi soprattutto per chi li installa. Non si può certamente pensare che vi siano nuovi posti di lavoro, come prospettato dall’azienda “Minervia Energia” presentatrice del progetto. Sa di presa per i fondelli la promessa di creazione di 1500/2000 posti di lavoro diretti nella fase di fabbricazione, assemblaggio e costruzione e di 150 unità destinate alla manutenzione. Di questi l’80% sarebbe reclutato dalle risorse locali: in totale 120 posti “definitivi”. Sarebbe bello interrogarsi sul significato di questa definitività. Dichiarazioni prive di fondamento: specchietti per le allodole. A Crotone hanno sempre funzionato. E’ ora di rimandare al mittente la fascinazione: bastano già le promesse elettorali!
IGINIO PINGITORE

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