Collaborazione e condivisione per un mondo sempre più complesso Crotone 2022/2031

L'analisi di Giovanni Lentini su "siti contaminati in Calabria" e l’autorizzazione della discarica di "Giammiglione".

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Nel leggere due notizie apparse, nei giorni scorsi, su due distinte testate giornalistiche regionali mi sono convinto, sollecitato da quelle letture, di riprendere alcune mie considerazioni svolte nel recente passato.
La prima di queste mie riflessioni parte dall’analisi dei dati dei siti contaminati in Calabria. La seconda che si lega alla prima riguarda l’ennesima fumata nera per l’autorizzazione della discarica di Giammiglione. Il primo dato da prendere in considerazione sono i ritardi nell’attuazione delle bonifiche dei siti contaminati in Italia e  in Calabria. Regione che ad oggi  non ha svolto il ruolo a cui era demandata, normativamente e legislativamente per la bonifica dell’unico Sito d’Interesse Nazionale, quello di Crotone Cassano e Cerchiara e che , per usare un eufemismo , è ancora  ferma al palo. Una mancanza di una strategia a cui si aggiunge il problema dello smaltimento dei rifiuti pericolosi strettamente legato alla mancanza di una discarica  pubblica  autorizzata. Con un paradosso tutto calabrese. Un territorio che ha centinaia di siti contaminati, poche discariche pubbliche  autorizzate, e quasi tutte in via di esaurimento,  e in compenso tante discariche abusive sparse per l’intero territorio regionale che minano la bellezza del paesaggio e la salute dei calabresi. . Un quadro surreale . Tra le tante discariche da autorizzare, quella di Giammiglione del gruppo Maio. Dopo anni e dopo decine di conferenze di servizi, l’autorizzazione resta appesa ad un filo . in questi giorni l’ennesima fumata nera.  A questo riguardo mi permetto una considerazione . Non mi pare normale che con una bonifica che stenta a partire e che quando e se dovesse partire avrà bisogno di avere a disposizione una o più discariche di servizio, il sindaco della città , nella conferenza di servizi dei giorni scorsi, non trovi di meglio che insistere su posizioni che , nel contesto, a me paiono  incomprensibili , “sulla superficie interessata al piano “Maio”  ricadono delle restrizioni di carattere ambientale (così come indicato nel Piano di gestione del rischio di alluvioni della Calabria “,  se lette anche alla luce dell’interesse assoluto  che il nostro territorio dovrebbe avere  per la bonifica e quindi per la realizzazione di questa , o di un’altra, discarica di servizio .  Qui non si tratta di essere etichettati  come ambientalisti o come inquinatori , molto più semplicemente si tratta di essere realisti e tempestivi .  Non si può più perdere tempo.
Ecco perché è giunta l’ora di una strategia e di una visione condivisa .Le sfide di un mondo sempre più complesso non possono essere affrontate da soli , perché i tempi del cambiamento che stiamo vivendo richiedono un approccio collaborativo. A partire dalla strategia. E dalla visione.  Siamo chiamati a decidere cosa vogliamo fare. E , soprattutto , siamo obbligati a decidere quale mondo vogliamo lasciare alle prossime generazioni.

Con la massima chiarezza è utile ricordare  che per poter definire la  bonifica vi è bisogno di individuare un sito per lo smaltimento dei rifiuti  che residuano e vi è la necessità di realizzare una discarica di  servizio tranne che non si sia deciso, facendo finta di dire il contrario , che i rifiuti pericolosi debbano restare in situ o demagogicamente trasportati fuori dalla nostra città , dalla nostra provincia e dalla nostra regione . Così come vi è bisogno che si definisca , con le carte in mano , dal punto di vista urbanistico, quale destinazione d’uso per quei terreni e per quel sito una volta bonificato. Da e con questi dati  parte la trattativa e l’eventuale mediazione con Eni. Certamente non dalle contrapposizioni ostinate e contrarie. Ecco perché , per un calcolo di costi benefici, sacrificare una parte di territorio, per localizzarvi la discarica, per valorizzarne un altra , i terreni delle ex aree industriali ,  potrebbe essere una soluzione , forse non la migliore ma certamente una soluzione praticabile. Per rendere un servizio alle comunità e ai cittadini . I veri protagonisti di ciò che si può e si deve fare . In un tempo cosi “complicato” in cui l’etica delle convinzioni deve cedere il passo all’etica delle responsabilità. E in cui la demagogia e il populismo devono sparire e lasciare il campo alla politica. La politica fatta nell’esclusivo interesse della polis e dei suoi cittadini . La politica che di fronte ai problemi decide e non balbetta. E , soprattutto , non tergiversa .

Non si può continuare a dire no a tutto . Per due ordini di motivi . Il primo . I rifiuti , siano essi pericolosi o non pericolosi , devono essere smaltiti nel territorio in cui si producono. Questo è ormai un dato acquisito.  In caso contrario restano “in situ” , cioè nel posto in cui sono stati prodotti , nel nostro caso nelle ex aree industriali. La normativa europea non consente più , tranne casi rari ed eccezionali, il trasporto e la movimentazione di grossi quantitativi di rifiuti che inquinerebbero i territori lungo tutto il tragitto  , con un evidente e inammissibile squilibrio tra costi e benefici, a favore dei primi . Il secondo . Bisogna trovare soluzioni che siano e che abbiano carattere di sostenibilità ambientale, economica e sociale per non lasciare alle prossime generazioni vuoti urbani ,  aree industriali dismesse, siti orfani , aree abbandonate ingestibili e ingovernabili,  sparsi  all’interno e all’esterno delle aree urbane. Accanto a queste problematiche vi è poi un ulteriore questione che riguarda Crotone . Se noi crotonesi  continueremo a dire no a tutto , com’è avvenuto negli ultimi trent’anni , e come continua ad avvenire ,la città  resterà ai margini . Sempre più isolata e staccata dal resto della provincia e della regione. No agli F16 . No al villaggio turistico Europaradiso.  No all’eolico off-shore.  No alle trivellazioni per l’estrazione del gas metano.  Non è più possibile continuare così. Così come non è possibile che accanto ai tanti no vi siano tanti si che passano in silenzio, con un opinione pubblica anestetizzata , incapace di reagire . Si al parco eolico più grande d’Europa che, questo si, ha deturpato il profilo del panorama di una delle perle del turismo calabrese , Si alle centrali biomasse con una presenza capillare e fortemente inquinante sul territorio con un lezzo quotidiano proveniente dalla banchina nord del porto nuovo.  Si alla presenza di una discarica che , seppur autorizzata,  oggi ha la dimensione di un grande agglomerato urbano che incide molto sulla vita della frazione Papanice e della città di Cutro .  Si al raddoppio del termovalorizzatore che renderà inutilizzabile una parte della costa crotonese , quella a nord , forse la più bella . Si alla cementificazione sulla costa che ha compromesso e minato le possibilità di uno sviluppo turistico della città . Si alla presenza di quartieri completamente abusivi . Si alla presenza di aree abbandonate e degradate in pieno centro cittadino. Si alla presenza di una “privativa” della droga in pieno centro cittadino. A mio parere le sfide vanno accettate. E rilanciate . Senza farsi incantare da false e illusorie promesse o, peggio ancora,  da inattendibili e irrealizzabili idee di sviluppo e di benessere . Le sfide della globalizzazione e della complessità non aspettano nessuno , certamente non le nostre ugge e le nostre paturnie . E stare alla finestra , in attesa di Godot, non porta a nessun risultato. Finisco questo mio ragionamento cercando di non lasciare adito e spazio ad equivoci e a fraintendimenti.  La sfida da accettare e da rilanciare è quella di prevedere e pretendere l’istituzione di un  distretto produttivo regionale delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica incentrato sull’idrogeno verde. Questo al fine di mettere definitivamente ordine ad un  sistema energetico e dei rifiuti che ci è sfuggito di mano e che ci ha reso preda e in balia di chiunque la mattina vesta i panni dell’im-prenditore. Un distretto produttivo regionale per  riannodare in qualche modo il filo della memoria e per riprendere e riscrivere una grandissima e nobilissima storia industriale . Quella di Cotrone . Una piccola città del latifondo calabrese e meridionale che negli anni divenne un grande distretto produttivo della chimica e della metallurgia , uno dei più grandi del meridione . Uno scatto d’orgoglio e di dignità di un territorio e di una popolazione che  portò Cotrone/Crotone a diventare la città della solidarietà .E della coesione sociale . Una città generosa. E altruista . La capitale del lavoro. E del riscatto che il lavoro dona.  Quello che leggo e che ascolto su questi argomenti , e lo dico e lo scrivo  sapendo di attirarmi le antipatie di molti , mi paiono chiacchiere da bar dello sport e da salotti frequentati da codini e parrucconi.
Giovanni Lentini

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