Classe politica caparbiamente matrigna

Pingitore: "è giunto il momento che tutti inizino a guardarsi negli occhi. Il tempo corre e l'unica cosa che fugge è la gente, non i minuti né le ore"

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riceviamo e pubblichiamo:

E’ ritornata l’epoca delle cosiddette “Calabrie”, sì, perché in questa regione le varie classi politiche che si sono succedute in questi ultimi vent’anni hanno favorito, e tuttora favoriscono un solo versante della regione: “Il tirrenico”, mentre lo Jonico è lasciato al proprio destino. Da quelle parti i cittadini (diciamo di seria “A”) godono di strade e autostrade, porto e aeroporto, ferrovie ad alta velocità ecc., mentre dal nostro versante il totale deserto, anzi, si tende a scippare e sopprimere quel poco che resta. Non si è mai vista una regione come la Calabria, la cui classe politica caparbiamente si ostina a mostrarsi matrigna nei confronti di un’area abbastanza vasta: la jonica, ancor di più il territorio crotonese. E’ inspiegabile come si sia arrivato al punto di trovarci in una situazione mortificante, una Calabria spaccata letteralmente in due: il versante tirrenico gode di tutte le infrastrutture (che non voglio più elencare) e un altro versante abbandonato a se stesso, tant’è che i dati ci portano a un elevato tasso di spopolamento, con il rischio di una totale desertificazione del territorio e l’abbattimento della nostra storia, oggi visibilmente raccontata dalle antiche pietre che compongono i nostri meravigliosi borghi. Molte piccole comunità nel tempo si sono evolute sulla base di questa ricchezza; tuttavia negli anni subiscono un processo d’inarrestabile spopolamento un tempo a favore dei centri costieri e nella città capoluogo, oggi neanche questo! Si verifica una strana metamorfosi, lo spopolamento è dappertutto. Si tratta di dinamiche quasi fisiologiche, quando collocate in limiti quantitativi contenuti. Oggi, però, il fenomeno raggiunge percentuali altamente preoccupanti: si registra, infatti, un costante e forte calo demografico non solo in zone rurali e di montagna, ma anche nei centri costieri. E’ noto che la provincia di Crotone è situata all’ultimo posto nella classifica del Sole 24 Ore che misura la qualità della vita; dalle fonti ufficiali si stima che, tra il 2019 e il 2020, l’intera provincia ha perso 4.522 residenti. Numeri spaventosi per una popolazione che supera di poco i 160mila abitanti. E’ evidente che lo spopolamento, oltre alla qualità della vita, è da attribuire alla totale mancanza di servizi e d’infrastrutture moderne.

Oggi la città di Pitagora situata al centro della fascia Jonica, fa i conti con il totale isolamento dal resto del mondo: priva di efficienti linee stradali, ferroviarie e portuali, che influiscono notevolmente sugli abbandoni, il numero complessivo dei residenti si mantiene sulla grossa fetta di popolazione anziana e pensionata. I piccoli borghi un tempo basavano il grosso della propria ricchezza sull’agricoltura; oggi, a causa di una politica nazionale cieca ai bisogni di quel mondo, e anche a causa di una scarsa lungimiranza della politica locale, i nostri paesi sono sottoposti a un lungo processo di eutanasia: la partenza è la sola prospettiva che viene offerta a giovani e ad adulti. Pensare un’alternativa concreta basata sulla valorizzazione del settore alimentare e agricolo sembra un progetto irricevibile e facile a dirsi. Ma da cos’altro deve partire una resistenza sul campo? Scuola, Stato ed enti locali in misura diversa e con le opportune misure sono chiamati alla costruzione concreta di prospettive di crescita e consapevolezza non soltanto globale, ma anche territoriale. Favorire la creazione di alternative economiche basate sulla valorizzazione del nostro patrimonio agricolo è cosa che dovrebbe preoccupare, in concreto, tutti gli enti preposti all’amministrazione del nostro territorio. E’ giunto il momento che tutti inizino a guardarsi negli occhi. Il tempo corre e l’unica cosa che fugge è la gente, non i minuti né le ore. Occorre un serio ripensamento per la sopravvivenza del territorio e delle aree interne con l’obiettivo di determinare nell’immediato un’inversione di tendenza rispetto ai fenomeni di spopolamento. All’orizzonte non ci sono boom economici di sorta né parvenze di miracoli: servono strategie mirate, fondate su progettualità concrete e coraggio. Non possiamo permetterci di mettere la testa sotto la sabbia: qui è in gioco la sopravvivenza della nostra città. A meno che non si voglia credere che un bagno a mare in estate possa davvero costituire la prospettiva da riservare ai nostri figli e – perché no? – a noi stessi. Il mio sarà un impegno politico costante su questa tematica e mi auguro che ci sia una presa di coscienza che nessuno potrà più dileguarsi, il fenomeno si combatte e si vince son con l’appoggio incondizionato di tutti, voglio vedere chi dei politici di alto livello, parlamentari Presidente e consiglieri regionali, e poi a quelli locali, vorranno intraprendere questa necessaria battaglia politica. (IGINIO PINGITORE Consigliere comunale Stanchi dei soliti)

 

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