La Calabria ultima per lavoratori nel settore culturale foto
Da una analisi di openpolis emerge la criticità cronica in quella strutturale e postpandemica
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La cultura ha un ruolo importante per lo sviluppo individuale ma anche per la connessione tra i membri di una società. È un ambito che vede delle differenze a livello europeo, sotto numerosi punti di vista. Il settore culturale è tutelato e supportato dall’Unione europea. La tutela giuridica della cultura poggia le sue basi sul trattato sul funzionamento dell’Unione europea. Le istituzioni comunitarie hanno il ruolo di contribuire allo sviluppo culturale dei singoli stati membri, tenendo conto sia delle diversità nazionali e regionali che del retaggio comune a tutti gli aderenti all’unione. Il sostegno alle attività culturali è compito anche degli organismi istituzionali europei, per la conservazione e la diffusione del patrimonio ma pure per una maggiore competitività dal punto di vista economico. Anche i singoli stati contribuiscono allo sviluppo di questo settore, che è molto ampio e comprende sia i lavori culturali più tradizionali (come ad esempio le guide nei musei) che i segmenti di produzione media e giornalistici. Lo stato europeo che spende di più per i servizi culturali in termini di percentuale di Pil è l’Ungheria (1,3%). Seguono le Repubbliche Baltiche: Estonia (1%), Lettonia (0,9%) e Lituania (0,9%).
In Estonia c’è il maggior numero di lavoratori culturali rispetto al totale
Percentuale di lavoratori culturali sul totale per i paesi europei (2020)
FONTE: elaborazione openpolis su dati Eurostat.
(ultimo aggiornamento: martedì 19 Luglio 2022)
Nella provincia autonoma di Trento e nel Lazio, il lavoro culturale è più presente; ultima la Calabria!
Incidenza dei lavoratori culturali rispetto al totale nelle regioni italiane (2020)
I lavoratori culturali sono sia coloro che hanno una professione a carattere prevalentemente culturale oppure coloro che lavorano nel settore culturale, come definito dalle classificazioni Nace e Isco.
FONTE: elaborazione openpolis su dati Eurostat.
(ultimo aggiornamento: martedì 19 Luglio 2022)
E dal 2020 i consumi delle famiglie dei prodotti culturali sono scesi per (quasi) ovvi motivi postpandemici
Dal punto di vista dei consumi delle famiglie, la cultura ha subito un contraccolpo dalla pandemia, come è successo per numerosi altri settori. Tra il 2019 e il 2020, l’Unione europea è stata caratterizzata da una diminuzione delle spese pari al 16,7% rispetto all’anno precedente. Una diminuzione presente in Francia (-14,6%), in Germania (-11,6%) e che si è verificata anche nel nostro paese.