Le rubriche di Crotone Informa - Geo Sfere

Crotone la pioggia colpisce ancora Oggi come il 1996

Oggi vi presentiamo i lavori della classe 4^ A del "Linguistico".

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Questo progetto è stato intrapreso da noi alunni inconsapevoli di ciò che sarebbe successo in questo 2020 cioè l’ultimo alluvione. Tutto quello che è successo è stata una conseguenza del fatto che l’uomo ha cambiato la formazione del territorio e i paesaggi. L’uomo trasforma l’ambiente e di conseguenza la natura si ribella. ….la città di Crotone subì una violenta inondazione a seguito delle consistenti piogge che avevano interessato la provincia già a partire della settimana precedente, causando piene e straripamenti di diversi corsi d’acqua della zona. L ’ evento di piena causò ingenti danni e la morte di 6 persone per lo straripamento dei torrenti Esaro ed affluenti e Passovecchio. L’evento pluviometrico del 14 ottobre si manifestò in seguito ad un’estesa perturbazione che interessò il Mediterraneo centrale sin dai primi giorni di ottobre con elevate intensità di pioggia, concentrate su una porzione di territorio molto limitato. Si verificò una piena improvvisa che impattando sul tessuto urbanizzato delle aree adiacenti agli alvei (aree golenali di naturale espansione delle piene) nelle quali l’espansione edilizia portò alla costruzione di nuclei abitativi, provocò lutti e danni ingenti. I numeri risalgono all’aumento dell’afflusso di acqua a partire dal 3 ottobre , dove nelle 24 ore vennero registrati ben 115.2 mm di pioggia. L’8 ottobre 41.0 mm che saturarono ulteriormente il bacino. Il 14 ottobre lo stato di umidità del bacino era, quindi, tale da non essere più capace di assorbire significative quantità di pioggia: nella mattinata caddero sul bacino del fiume Esaro circa 112,4 mm di pioggia. Nella settimana si erano così raggiunti complessivamente i 330 mm. Fra le 10 e le 11 del 14 ottobre il pluviometro di Crotone registrò precipitazioni pari a: 72.8 mm Tra le 11 e le 13 il pluviometro di Acqua della Quercia 80 mm di pioggia (40 per ora). Tali intense precipitazioni andarono così ad alimentare tutti i corsi d’acqua provenienti dalla zona di Cutro affluenti dell’Esaro. Valori elevati che, associati alla configurazione geomorfologica del territorio, hanno dato origine al disastroso evento che interessò il fiume Esaro, con una portata di circa 1000 m 3 /s che confrontata con una portata media annua di 0,6 m 3 /s ebbe un aumento di 1600 volte! Alcuni testimoni della catastrofe hanno raccontato la loro esperienza del giorno dell’inondazione, di seguito una testimonianza: « Alla domanda generale di cosa visse nel giorno dell’alluvione del ’96, la sig.ra A.I. risponde che quel giorno, facente parte del corpo docenti, mise piede nella scuola Gravina (ubicata in via Ugo Foscolo).
Prosegue dicendo che all’epoca non abitava a Crotone bensì in una zona esterna di quest’ultima, ricorda quel giorno come un incubo, un’esperienza molto forte, perché trovatosi in totale impreparazione risultarono isolati e in pericolo. Continua affermando che ricevette una chiamata dall’allora preside della scuola che le avvisò insinuando e sottolineando il grosso pericolo a cui stavano per andare incontro dato che la zona alle spalle della stessa scuola era impraticabile e inondata, la violenza e l’affluenza dell’acqua fu tale che trascinò addirittura persone e in seguito si risalì alla morte di vite umane. La signora stupita di ciò si rese conto della gravità della situazione quando vide sorvolare sul cielo della città gli elicotteri e ricorda come in un’apparizione una ruspa che trasportava un corpo. Gli animi cominciavano a farsi bui e pieni di malinconia, il clima che si respirava era di panico e paura, chiusi nella sala principale della struttura scolastica, l’unico pensiero era quello di raggiungere la macchina e attraverso qualche via cercare di tornare a casa. Cercava attraverso qualche via di ritornare a casa dei suoi, il preside comunicò che aveva contattato la capitaneria di porto, e comunicò che l’unica strada libera era quella di via capo colonna. Questo fu per lei una salvezza, e portò anche in macchina con se due sue colleghe. Durante il tragitto vedeva per le strade la distruzione totale e vedeva negli occhi delle persone il terrore e il panico. Essa afferma come una vera e propria guerra.
IN QUEL MOMENTO A COSA PENSAVA?
Pensava principalmente ai genitori, che si trovavano a casa soli. purtroppo persero la vita molte persone, è un’esperienza che le rimarrà per sempre dentro, ha visto la disperazione, il caos e il panico, e la sensazione di sentirsi impotenti di fronte alla furia della natura e alla sua forza. Purtroppo la violenza della natura non risparmia nessuno.
COM’E’ STATA LA RIPRESA DOPO L’ALLUVIONE?
Il giorno stesso i cittadini si sono messi all’opera, togliendo fango e tutti
i detriti che portò la pioggia.
Di seguito un’altra testimonianza afferma che: « Correva l’anno 1996, era il 14 di Ottobre quando Crotone fu colpita da un brutto alluvione. Il Signor. Giuseppe F. proprio in quel giorno si trovava a lavoro presso la Pertusola, ricorda che all’improvviso ,mentre lavorava la luce se ne andò e il capo cantiere fece evacuare tutti gli operai. Inizialmente nessuno capì cosa stesse succedendo perché sembrava un normalissimo giorno di lavoro, ma dopo poco tempo arrivò un forte vento e l’acqua cominciò a inondare le strade e le case vicino. Giuseppe racconta che tutti gli operai e la gente che era presente andò in panico non sapendo cosa fare e come reagire a tutto ciò, rimasero lì per circa due ore ma l’acqua sembrava non calmarsi e
la situazione si fece sempre più grave e pericolosa. Nessuno sapeva davvero come reagire a tutto ciò perché le forze dell’ordine non riuscirono a raggiungerli e tutti gli elicotteri erano già in servizio, insomma si creò davvero il panico.
L’unica scelta che tutti gli operai e il capo stesso fecero fu quella di attendere con la massima calma. Giuseppe e altri operai dovettero anche affrontare questo grande afflusso di acqua e fango, per liberare delle pompe e far circolare l’acqua.Egli narra che l’acqua gli arrivò quasi vicino al mento. Solo dopo ben tre lunghissime ore arrivarono i soccorsi che portarono tutti in salvo. Giuseppe ricorda che una volta tornato a casa era davvero
scosso da tutta quella situazione, ma soprattutto vide tutte le strade di Crotone messe davvero male. Infine egli disse che questa esperienza lo segnò davvero molto e ancora oggi solo al pensiero ha la pelle d’oca.
“Affinché non si ripeta Cronaca di un’alluvione annunciata
A nostro parere questo progetto, svolto con il professore Cosentino, è stato molto educativo ed istruttivo. Abbiamo visto quanti problemi ci sono nella nostra città, com’è fatto il nostro territorio per conoscerlo al meglio, e quante ricchezze ci riserva e che noi dovremmo imparare a preservarle. Parlando dell’alluvione è stato un argomento che ci è rimasto dentro , perché attraverso le interviste di alcuni cittadini che hanno vissuto quel momento, ci hanno trasmesso tantissime emozioni,
e tutto quello che hanno provato vedere la furia dell’acqua che inonda tutto ed essere impotenti di fronte a ciò. Ci ha insegnato a come comportarci in caso di alluvione. Quando abbiamo realizzato l’articolo ci siamo chiesti il soggetto e abbiamo realizzato che fossero le piogge intense e ci siamo fatti una domanda: da cosa sono dovute piogge così intense? Ovviamente dalla situazione meteorologica, la configurazione sinottica, ovvero la disposizione delle isobare e altri particolari tecnici è quella tipica delle situazioni da piogge intense. La componente meteorologica è però solo l’aspetto diretto del problema. D’altronde non è solo colpa di tronchi abbandonati o mancata pulizia (o per opposto deforestazione) dei fiumi. Occorre una visione per così dire olistica, non tuttologa ma senz’altro multidisciplinare dei problemi. Anzitutto, sappiamo, lo stato del territorio, il dissesto idrogeologico; senz’altro e soprattutto, per la Calabria , la cementificazione selvaggia del territorio, con case,
fabbriche e infrastrutture a ridosso dei fiumi. Ebbene, i cittadini dovrebbero essere doverosamente informati e a loro volta prendere atto che non basta una licenza edilizia per essere al sicuro. Il clima sta cambiando sotto i nostri occhi e il territorio dissestato fa il resto. Ciò che vale in passato, già lo avevamo detto ma va ribadito, non vale più oggi e ancor meno varrà in futuro. E riguardo il clima, se per la terza (o quarta? o quinta?) volta in meno di un mese una regione è flagellata da piogge
molto abbondanti, di per sé non forse eccezionali ma senz’altro che si sono ripetute a catena, c’è qualcosa che non va. Ribadiamo nuovamente che non è vero che ci sono inondazioni per “quattro gocce di pioggia”. Telmo Pievani, biologo dell’università di Bologna, osservava che le amministrazioni comunali devono essere strettamente legati a gruppi di ricerca scientifica che lavorano sul campo in quando l’amministrazione e la ricerca devono essere strettamente legata al territorio in tutti i campi. Tutto questo, dice la scienza, non può essere “attribuito” direttamente ai cambiamenti climatici, ma corrisponde proprio agli scenari conseguenti che ci si aspetta dal climate change. L’American Meteorological Society ha recentemente pubblicato un report, sull’anno 2013, dove per molti eventi catastrofici nel pianeta è stata dimostrata una probabile concausa nei cambiamenti climatici. Tutto questo ovviamente non intende nè deve giustificare colpe, mancanze e responsabilità ed anzi sono un’aggravante per l’inazione al riguardo a tutti i livelli, da quelli locali a quelli dei “potenti” del pianeta, ma anche dei singoli, ed anche del mondo economico. Certo, la burocrazia non va bene, e tutti corrono a lamentarsi se non viene autorizzato, che so, un centro commerciale o solo uno scantinato a casa propria. La burocrazia dovrebbe essere snella, ma chiara. Ergo, deve adeguarsi ai cambiamenti climatici; se in un posto non si deve costruire, NON deve essere autorizzato, e in qualche caso occorrerebbe, non facile, spostare interi insediamenti.

Lentini Paolo, Guarino Andrea, Mastrocinque Julia,
Conidi Erika e Federico Diana 

In una giornata qualunque, all’improvviso un’abbondante quantità d’acqua si abbatte sulla città di Crotone, causando un alluvione. Le auto sono costrette a muoversi lentamente poiché le strade sono inondate. Purtroppo si dimostrano insufficienti le opere di raccolta delle acque. L’uomo sapiens ha vissuto l’Olocene trasformando la terra fino a superare i fenomeni naturali. Pertanto l’epoca che viviamo attualmente si chiama Antropocene Dopo l’alluvione venne predisposto un piano, il PIANO DI VERSACE, ideato dal professore Versace e da un gruppo di professionisti coordinati dal professore Calomino dell’università di Cosenza, consistente in una serie di interventi da fare per mettere in sicurezza la città da eventuali eventi alluvionali, MA ancora non è stato fatto molto, motivo per il quale i parenti delle vittime hanno molta rabbia; le uniche cose che sono state fatte sono alcune vasche, utili per regolarizzare le portate di piena del fiume Esaro, lo sfioratore, per eliminare l’acqua in eccesso ed è in corso la costruzione di una diga che presenterà alle spalle questa cassa di laminazione per la raccolta delle acque. In più si ha un vuoto anche dal punto di vista burocratico, data la non adeguatezza del piano regolatore della città e l’assenza della carta di pericolosità sismica. PERO’ ci sono numerose attività che permettono di colmare questo vuoto attraverso l’informazione e la conoscenza.

L’INVITO CHE VOGLIAMO FARE A TUTTI I CITTADINI E’ QUELLO DI AVERE MAGGIOR CURA DEL TERRITORIO STORIA DI UN’ORDINARIA GIORNATA DI SCUOLA
14 Ottobre 1996, una data difficile da dimenticare…Era un qualunque lunedì, frequentavo il primo anno di superiori. Come di consueto presi il pullman e andai a scuola. Quando all’improvviso, mentre facevamo lezione, sentii suonare la campanella
ininterrottamente, ci dissero di andar via, di tornare a casa immediatamente, perché le condizioni metereologiche erano drammaticamente peggiorate; ci dissero di affrettarci e non perdere tempo per strada, scappammo via, ignari di quello che
stava accadendo lì fuori, quasi incoscientemente direi e i pendolari ci affrettammo a raggiungere l’agenzia Romano. Arrivati lì, ovviamente i ragazzi si accavallavano con spintoni per riuscire a salire. Una scena mi rimase impressa: vidi mio cugino salir e
sul pullman, per un attimo ci guardammo, io non riuscii a prendere altri pullman, era l’ultimo…sembrava fossi rimasta fuori dall’arca di Noè. La paura era tanta, continuava a piovere…con la mia compagna di scuola di allora e compaesana, andammo
a casa di una sua amica di Crotone; raggiungemmo quell’abitazione a passo veloce, c’era panico in giro. Arrivati lì, in una palazzina, piano alto, credo al quarto, fummo accolti con calore, un cambio di abiti, perché i nostri erano inzuppati,
asciugamani e phon per asciugare i capelli, un pasto caldo e telefonammo ai nostri genitori, perché allora non avevamo i cellulari; ci affacciammo dalla terrazza e da lì vedemmo quello che nel frattempo era successo: macchine, animali, mucche
galleggianti…un mare aperto davanti a noi; io ed Eli, la mia amica, ci guardammo negli occhi, come per dire “noi ce l’abbia mo fatta” e in quell’istante prendemmo coscienza della tragedia avvenuta. Solo nel tardo pomeriggio, mio padre ci raggiunse per
portarci a casa, perché il nubifragio che si era abbattuto nella mattinata, facendo cadere 120mm di pioggia in un paio d’ore, che si erano poi sommate alle piogge di quattro giorni precedenti, per un complessivo di 330mm, provocarono l’esondazione
del fiume Esaro e del torrente Passovecchio , causando il crollo del cavalcavia e raggiungendo Isola di Capo Rizzuto, con viabilità disastrata. Le zone più colpite furono Gabelluccia e Fondo Gesù, dove l’acqua raggiunse i quattro metri d’altezza.
Crotone fu letteralmente in ginocchio, ingenti i danni; l’esondazione del fiume e del torrente, lasciarono dietro di se distruzione e morte. Furono sei le vittime; nei giorni seguenti, le foto di due ragazzi mai ritrovati, uno fu trovato aggrappato ad un pa lo
della luce, una delle mie compagne di scuola perse ogni cosa: abiti, mobili, la casa era del tutto inagibile. Ci adoperammo a scuola per aiutarla. Con i miei 14 anni all’epoca, nel rientro a casa, guardavo sbalordita e perplessa dal finestrino, in sil enz io.
Sapevo di essere stata fortunata, mi sentivo una sopravvissuta. Infatti, una volta arrivata a casa, mi abbracciarono. Nonostante tutto, oggi, mi sento fortunata a poter condividere quest’esperienza e a poterlo raccontare a te e spero che una
tragedia simile possa non accadere più. Queste sono state le parole di mia mamma quando le chiesi cosa ricordasse di quel 16 Ottobre del ’96, ignara anch’io del fatto che mia madre fosse una testimone oculare di quel tragico alluvione.

INTERVISTE ESEGUITE DA ALCUNI LICEALI DEL G.V. GRAVINA

-Buongiorno signora Mimma, la intervisto per conto del liceo G.V gravina di Crotone; volevo porle alcune domande inerenti all’alluvione del 14 ottobre 1996.
•Buongiorno Valentina,grazie per avermi scelta per parlare dell’alluvione del 1996, può chiedermi pure.
-Signora Mimma può dirmi esattamente quando è iniziato l’alluvione,l’ora esatta?
•L’alluvione ha inizio in mattinata, già la notte cominciava a piovere in modo intenso, fino a quando alle ore 10:30 circa, il fiume Esaro inizia a straripare e l’allerta aumenta.
-Lei quel giorno dove si trovava esattamente?
•Io mi trovavo in ospedale in quanto ero in attesa della mia prima bambina; nella notte ero già in travaglio e di già si cominciava ad avvertire un allarmismo in quanto questa pioggia era veramente molto forte: alle sei del mattino stavo malissimo tanto che vengo soccorsa dei medici perché presentavo dei problemi fisici e nel frattempo che noi eravamo in visita l’ospedale cominciava ad avere dei black out ,dove naturalmente io sottoposta a un’ecografia e a dei tracciati, sentivo nell’equipe una forte tensione, e per questo iniziai a preoccuparmi. Intorno alle ore 12:00/12:30, mi spostano direttamente in reparto e noto che tutto il personale medico e infermieristico si recava urgentemente al pronto soccorso portando medicinali e coperte per soccorrere le persone colpite in prima persone dall’alluvione.
-Si ricorda le zone più colpite dall’alluvione?
•Principalmente ricordo il quartiere fondo Gesù che è stato il più danneggiato e diverse attività commerciali della città;
inoltre ricordo il quartiere San Francesco,Lampanaro, Gabbelluccio, ma anche la caduta del ponte che si trovava nell’entrata nord della città adiacente al quartiere fondo Gesù,insomma ne cito alcuni ma è stato un vero e proprio disastro ambientale.
-Ci sono stati morti o dispersi?
•Si ce ne sono stati diversi morti e anche dei dispersi di cui ancora tutt’oggi le povere famiglie non hanno avuto notizie ne una tomba dove piangere i loro defunti.
-Dopo quanto la città si è ripresa?
•La città si è ripresa dopo mesi, in quanto il fango da togliere era tantissimo. Dopodiché le attività commerciali pian piano hanno iniziato a rialzarsi con molta fatica e le persone sono riuscite finalmente a rientrare nelle loro case, grazie ai volontari, alle persone comuni e all’intervento dell’esercito, c’è stata molta solidarietà.
-Quale scena le è rimasta impressa in mente che nonostante gli anni non dimenticherà mai?
•Ero in camera, durante il travaglio, mi affacciai dalla finestra che dava nel retro dell’ospedale e vidi una scena orribile, operai che toglievano dal fango con una gru uomini e donne già deceduti, con il ventre gonfio pieno di acqua, strade allagate e gente disperata che chiedeva aiuto. Una scena orribile che ancora adesso mi fa venire la pelle d’oca.
-Signora Mimma siamo arrivati al termine dell’intervista, la ringrazio immensamente della disponibilità e della sincerità avuta e soprattutto per la sua concreta testimonianza.
•È stato un piacere esporre la mia testimonianza, e la ringrazio per avermi fatta rivivere sensazioni, pur sempre negative ma indelebili.

Durante l’alluvione dove ti trovavi? Ti sei resa subito conto di quello che stava succedendo?
•Mi trovavo a scuola, inizialmente no, anche perché sembrava una normalissima giornata di pioggia, in un secondo momento ci comunicarono l’uscita anticipata da scuola, anche se ancora non si capiva bene per quale motivo
-Una volta usciti, cos’avete fatto?
• Ci siamo subito diretti verso il primo pullman disponibile, per poter ritornare a casa.
– I pullman sono riusciti a partire regolarmente?
•Saliti sul pullman, il conducente ci avvisò che avremmo fatto ritardo in quanto la strada era bloccata, probabilmente non
saremmo neanche riusciti a ripartire prima del pomeriggio. Le notizie che giungevano erano sempre più preoccupanti, si
parlava del crollo di un ponte, di dispersi, di allagamenti in tutta la città.
-Com’era il tuo stato d’animo in quel momento?
•Mi sentivo incredula, impaurita, ma il mio primo pensiero era verso i miei genitori, poiché non avevo modo di avvisarli del
fatto che stavo bene
-Come siete usciti da quella situazione?
•Siamo rimasti all’interno del pullman fino alle 16:00 circa. Il ritorno a casa non fu molto facile, in quanto effettivamente tutte le notizie arrivate precedentemente si rivelarono vere e non avevamo idea di come ritornare a casa. Per fortuna, il padre di una mia amica, sentendo tutte le notizie, ci venne a prendere. Attraversammo tutta la città a piedi tra fango, urla e caos totale. Il mio sguardo era incredulo e fisso verso il padre della mia amica, allo stesso tempo mi rendevo conto che quello che ci circondava avrebbe cambiato per sempre la vita di molte persone.
-Ti ricordi il percorso che avete fatto?
•Certo, da Parco delle Rose che era la fermata del pullman, alla stazione ferroviaria di Crotone, fino ad arrivare alla ss106 a
piedi. Il pensiero che sia passata dal posto in cui sono morte quelle povere persone, ancora oggi mi rabbrividisce.
-Com’è stato il ritorno a casa?
•Finalmente mi sentivo al sicuro, mi sono lasciata andare in un pianto liberatorio tra le braccia di mia madre.
-Ad oggi, ripensare a quel momento, quali emozioni ti provoca?
•Mi riporta alla mente quelle sensazioni di paura, e di dispiacere nei confronti delle persone che non ce l’hanno fatta e che hanno perso tutto.

Articolo realizzato da Amoruso Sabatino, Bouyer Syria,
Bruno Ilaria, Fiorenza Valentina, Gaetano Sheila,
Gentile Chiara, Gualtieri Teresa, Lentini Benedetta,
Raccioppo Carolina, Voce Patrizia.

Concorso giornalistico: Geo-sfere

Una giornata qualunque, ad un tratto, una grossa quantità d’acqua si abbatte sulla città. In strada c’è l’alluvione, ci si muove lentamente; grosse quantità d’acqua, si riversano su versanti, strade ed opere d’arte… A volte mal progettate, a volte prive di una progettazione e il danno è fatto (o giù di lì). Le opere di raccolta delle acque e la larghezza dei corsi fluviali urbanizzati sono insufficienti… In virtù dell’estremizzazione del clima e delle cause ad esso connesse (rapporto uomo/natura) aggiungiamo il degrado ambientale e il quadro è quasi completo. Oggi viviamo un cambio di Epoca Geologica dopo l’ultima Glaciazione, l’Uomo Sapiens ha vissuto l’Olocene. Trasformando e modificando la Terra fino a superare l’impatto degli agenti naturali. Viviamo pertanto una nuova epoca chiamata ANTROPOCENE. L’Antropocene  indica l’epoca geologica attuale, nella quale all’essere umano e alla sua attività sono attribuite le cause principali delle modifiche territoriali, strutturali e climatiche. Settembre del ’98: a seguito dell’alluvione del 14 ottobre 1996 di Crotone viene redatta una carta delle aree a rischio di inondazione nel territorio del comune di Crotone, nota come Ordinanza 97K. Nel piano predisposto del novembre del ’96 sono indicati alcuni interventi strutturali e non strutturali, finalizzati al rischio di non inondazione tra cui: riduzione dei detriti di piena, ripristino delle mantellate e degli argini, risagomatura del tratto terminale dell’Esaro, rimozione del ponte in ferro sull’Esaro, sistemazione del fiume Esaro, regimazione delle acque a nord del fiume Esaro, verifiche idrauliche e rifacimento di tombini e ponti, sistema di monitoraggio e di emergenza e rilievo topografico dell’Esaro. Questo progetto è stato redatto nel ’97 dagli ingegneri Calomino, Bevilacqua, Gugliotta, Perri e Tricoli. Esso prevede la realizzazione di: sei vasche di laminazione (due sul Passovecchio e quattro sull’Esaro), delle arginature e delle canalizzazioni lungo i corsi d’acqua principali ed i maggiori affluenti, sistemazioni idraulico-forestali dei versanti, rifacimento di numerosi attraversamenti stradali e ferroviari che attualmente ostacolano il deflusso della corrente (per attualmente ci si riferisce ai tempi in cui l’evento si verificò e subito dopo). Questo progetto prevedeva tante opere, tra cui una in particolare (che riguarda Papanice) che purtroppo non fu possibile realizzarla a causa di alcuni problemi dovuti al ritrovamento di reperti archeologici. Ciò portò alla modificazione del progetto e mettendo in atto la costruzione di una vasca di laminazione, un’opera che serve a regolare la portata d’acqua. Per evitare il sovraccarico d’acqua si è pensato di spostare la confluenza e farla andare direttamente in mare. In corrispondenza della strada provinciale 52, che conduce da Crotone verso Papanice, c’è un’area che è a diretto contatto con una cassa di laminazione, cioè un’opera adatta a contenere le acque di precipitazione provenienti da monte che alimentano il fiume Esaro di Crotone. L’asta idrografica in questione è quella del torrente papaniciaro, affluente di sinistra del fiume Esaro. Qui è in fase di realizzazione l’opera principale, che è proprio lo sbarramento, la diga che alle spalle della quale, si svilupperà questa cassa di raccolta delle acque provenienti da monte che ha la funzione di limitare il deflusso delle acque sugli eventi di piena. Nella zona che va verso Cutro si trova un affluente dell’Esaro, il Falcosa. Anche qui è previsto un intervento, che è una specie di opera di regolazione delle acque. Non è una vera e propria vasca di laminazione, ma la progettazione è ancora in corso, quindi è probabile che possa subire delle modifiche.
In corrispondenza della località Acqua Della Quercia è stata realizzata una diga utile a regolarizzare le portate di piena del fiume Esaro. Essa serve principalmente a ridurre il contributo d’acqua che arriverà poi alla foce, quindi nella zona dell’abitato di Crotone. Quest’acqua viene rallentata, perché questo invaso serve a trattenere l’acqua, si formerà poi un piccolo laghetto a monte e l’acqua di questo laghetto scorrerà più lentamente per evitare di far formare quel colmo della piena. Si evita di far arrivare l’acqua tutta contemporaneamente alla foce e così si impedisce di realizzare delle sezioni molto ampie che per effetto dell’urbanizzazione della città non è più possibile fare come intervento. L’allargamento della sezione nei tratti urbanizzati è difficile da realizzare. Nell’area a monte della vasca di laminazione della diga si formerà un piccolo laghetto a seguito delle piogge intense. C’è una parte rivestita che serve a proteggere il rilevato ed in fondo c’è uno sfioratore, non troppo pieno, che serve ad eliminare l’acqua in eccesso, che poi chiaramente tornerà sempre nell’albio. La zona di Trafinello purtroppo possiede problemi sia di quote che di attraversamenti dal punto di vista idraulico,dove si comportano quasi come un tappo,essendo piccoli e non sufficienti per quella determinata portata. Sull’affluente dell’Esaro,il Migliarello, si realizzerà una vasca di laminazione che consente di limitare e ridurre le opere che si formano a valle. All’ingresso di Trafinello è stato costruito un ponte subito dopo l’alluvione di Crotone del ‘96,per adeguare la sezione idraulica. È stata scelta questa zona per evidenziare la presenza di canalizzazione e sebbene fosse programmato una canalizzazione di cemento armato,purtroppo ancora non è stato realizzato. Sotto il ponte di San Francesco possiamo notare abbia una vegetazione abbastanza elevata e che non permette il defluire delle acqua durate le “bombe d’acqua”  mettendo in pericolo la città sulla base delle alluvioni. La periferia “Gabelluccia” di Crotone è una delle zone più vulnerabili per quanto riguarda il punto di vista idraulico perché le costruzioni sono a ridosso del fiume Esaro. Qui, nel 1996 una massa di acqua e fango sommerse i primi piani delle abitazioni dello stesso quartiere, estendendosi verso la zona industriale e raggiungendo poi il centro storico cittadino incanalandosi lungo via Nicoletta. Nonostante questo però, la lunghezza delle operazioni di messa in sicurezza del territorio crotonese dipendono da una cattiva gestione tecnica ed economica da parte dello Stato da parte della protezione civile. Anche se sono passati 24 anni dalla fatidica alluvione, i completamenti degli interventi sono ancora ben lontani. Sebbene dal 1996, ci sono nuove normative che proteggono il territorio, il piano regolatore di Crotone presenta diverse lacune. Con l’introduzione del nuovo decreto legislativo 1 del 2018, il nuovo codice dell’intervento civile, il nuovo codice della protezione civile agli interventi strutturali sono previsti anche interventi con lo scopo di gestire eventuali emergenze dal punto idraulico, sismico e di frana. Interventi di questo tipo sono ripetuti ogni anno e ci vorrà del tempo prima che vengano completati. Tuttavia ci sono sono attività che riescono a colmare questa mancanza attraverso l’informazione e la conoscenza.
ALLUVIONE DI CROTONE 14 OTTOBRE 1996
in data 14 ottobre 1996, la città di Crotone ha subito una violenta alluvione a seguito della caduta di consistenti piogge, che già avevano interessato in modo considerevole la provincia la settimana precedente e che causarono piene e straripamenti di diversi corsi d’acqua presenti nella zona. Nella mattinata si verificarono, sul bacino del fiume Esaro, precipitazioni per circa 120 mm di pioggia per un totale nella settimana di 330 mm – che andarono così ad alimentare tutti i corsi d’acqua affluenti dell’Esaro provenienti dalla zona di Cutro. La piena raggiunse verso le ore 12 la periferia occidentale di Crotone: una massa di acqua e fango sommerse i primi piani delle abitazioni dello stesso quartiere crotonese, estendendosi successivamente verso la zona industriale, dove interessò sia i fabbricati in riva sinistra, già allagati in precedenza per lo straripamento dell’affluente Papaniciaro, sia quelli in riva destra, presso il rione “Gesù”, dopo di che raggiunse anche il centro storico cittadino. L’alluvione provocò 6 vittime e danni ingenti: numerosi fabbricati industriali furono colpiti e la zona commerciale e industriale della città risultò essere pesantemente devastata. L’acqua, in alcune strade del centro abitato, raggiunse i quattro metri d’altezza. A seguito di tali eventi ed ai fini della mitigazione del rischio idraulico, in data 25 novembre 2010 è stato sottoscritto tra il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del Mare e la Regione Calabria l’Accordo di Programma finalizzato alla “Programmazione e al finanziamento di interventi urgenti e prioritari per la mitigazione del rischio idrogeologico” nel territorio colpito, da attuare in due successive fasi. Con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 21 gennaio 2011 è stato nominato il Commissario Straordinario Delegato per l’attuazione degli interventi per la mitigazione del rischio idrogeologico nella Regione Calabria previsti dal suddetto Accordo di Programma. Il Commissario, dopo aver dato corso alla prima fase, mediante finanziamento dei primi 88 interventi, ha avviato la seconda fase con il finanziamento dei rimanenti interventi. Fra gli interventi avviati in tale fase rientra il progetto oggetto del presente Studio, che è inserito nel più ampio Progetto Generale per la sistemazione idraulica dei bacini del fiume Esaro e del torrente Passovecchio. Scopo del presente Studio è dunque valutare come un siffatto intervento, possa eventualmente impattare sulle componenti ambientali proprie del sito.
INTERVISTA 1
-Dove si trovava al momento dell’alluvione?
Testimone 1: Ero a Torre Melissa, a casa.
Testimone 2: Ero a Torre Melissa e mi stavo per recare a Crotone.
– Chi era presente con lei in quel momento?
Testimone 1: Nessuno, ero da sola.
Testimone 2: C’erano i miei fratelli insieme a me.
Cosa stava facendo in quel momento?
Testimone 1: Stavo pulendo la casa fino a che non ho ricevuto la chiamata da mio marito che mi ha informato dell’accaduto.
Testimone 2: Mi stavo recando a Crotone con i miei fratelli. Siccome l’alluvione è successa la mattina presto, noi quel giorno dovevamo vendemmiare. Appresa la notizia dell’alluvione, non siamo potuti andare e siamo tornati indietro.
– Dopo aver saputo la notizia dell’alluvione come ha reagito?
Testimone 1: Molto male e mi è dispiaciuto per le persone che hanno perso la vita.
Testimone 2: Male perché le terre che possedevo a Crotone hanno subito gravi danni.
Cosa è successo dopo l’alluvione?
Testimone 1: Ho chiamato tutti i miei parenti per informarmi.
Testimone 2: Sono andato a vedere i danni. Il secondo giorno sono andato a verificare la situazione dei terreni che possedevo. Quando sono arrivato lì, a Contrada Margherita m, ho trovato parte del vigneto tutta allagata. Quell’anno 150 quintali di uva sono stati distrutti dall’alluvione. Era la metà del vigneto, l’altra metà siamo riusciti a recuperarla.
INTERVISTA 2
-Cos’era accaduto quel giorno? Chi era presente?
Testimone 3: Quel giorno sono uscita da casa per andare a Crotone con una coppia di amici. Ad un tratto, quando eravamo lì a sbrigare faccende per negozi, il tempo diventa buio e tutto d’un tratto si vedono arrivare dei nuvoloni nerissimi da far paura. Si mette subito a piovere e l’acqua sulla strada diventa subito tanta, capiamo subito che non è una pioggia normale e quindi decidiamo di tornare a casa. Ci mettiamo in macchina e ci troviamo nel traffico, evidentemente come noi la gente era tutta spaventata come noi e cercava di tornare a casa. Viaggiando in macchina i quartieri bassi erano allagati, la zona Gesù, le auto galleggiavano per la parte posteriore. Sulla strada si vedevano invece tombini scoppiati, l’acqua aveva alzato il coperchio e formava delle colonne d’acqua di circa un metro d’altezza. Noi dovevamo uscire da Crotone prendendo il ponte, però siamo stati bloccati dall’acqua che arrivava allo sportello, il fidanzato della mia amica voleva passare nell’acqua e rischiare, pur di tornare presto a casa, ma io e la mia amica ci siamo spaventate e lo abbiamo convinto a tornare indietro e cambiare strada. Finalmente riusciamo a tornare ed imboccare la strada per ex villa Giosè in mezzo al traffico viaggiando a passo di formica, ma piano piano siamo riusciti ad uscire da Crotone e tornare finalmente a casa.
INTERVISTA 3
-Cosa di ricordate in generale dell’alluvione?
Testimone 4: L’acqua mancava da diversi giorni e non solo, anche l’elettricità stava mancando. Il cielo era buio ed in strada c’erano poche persone, perché c’era fango dappertutto. I soccorritori e anche i volontari scavavano tra le macerie per ricercare delle persone scomparse e i negozianti cacciavano l’acqua dai loro negozi ormai allagati. Ha piovuto per poche ora ma quelle poche ore furono disastrose. Le scuole erano aperte, in particolare geometria e ragioneria. Molte persone furono bloccate. L’acqua continuava a salire anche nelle scuole, ma esse continuavano a rimanere aperte, diversamente da ora. Il fiume Esaro fu esondato, esso era pieno di sporcizia, alberi e detriti, allagando varie zone di Crotone. Non avendo elettricità, non c’era la possibilità di vedere le notizie al giornale.
RIFLESSIONE FINALE
Fra gli eventi naturali che negli ultimi decenni si sono manifestati in Calabria, l’inondazione di Crotone del 1996 ha indubbiamente fatto registrare le conseguenze più dannose per le persone, il territorio ed i beni economici e sociali. Non è chiaro se le maggiori conseguenze dell’inondazione siano state causate da inondazioni più frequenti e più intense o dall’aumentata vulnerabilità delle aree costiere e piane alluvionali che sono le posizioni preferite per la sistemazione e lo sviluppo economico. È molto probabile che i cambiamenti climatici possano causare un aumento della probabilità e dell’entità del pericolo di alluvione, mentre è certo che lo sviluppo demografico ed economico causano un continuo aumento della vulnerabilità di molte aree alluvionali. Durante le alluvioni i fiumi occupano zone di propria pertinenza, cioè aree intrinsecamente connesse all’evoluzione naturale del corso d’acqua, ma che negli anni sono state più o meno occupate dall’uomo. Dopo aver approfondito su questo evento importante abbiamo riflettuto molto. Questo progetto ci ha educati molto ed è stato molto istruttivo. Grazie a questo percorso educativo abbiamo avuto la possibilità di arricchire le nostre conoscenze ed essere più prudenti verso il nostro ambiente. I testimoni dell’alluvione ci sono stati molto d’aiuto, perché così abbiamo avuto modo di capire meglio ciò che è successo. Inoltre siamo molto grate per tutti i docenti e gli esperti che ci hanno guidato durante la nostra alternanza, spiegandoci l’importanza del nostro territorio e come preservare la sua bellezza.

 

ARTICOLO REDATTO DA:
Elanqoud Reem
Musacchio Miryam
Montefusco Giorgia

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