Space Monkeys

Un film generazionale, che vuole essere una fotografia su quello a cui può portare l'uso esasperato nel mondo virtuale, che fa perdere il vero contatto con quella realtà che i giovani potrebbero non essere più capaci di vivere.

di Simone Carozzo
Primo lungometraggio dei fratelli Aldo e Severino Iuliano, il primo nel ruolo di regista ed il secondo di sceneggiatore. Presentato in anteprima all’Heroes Film Festival di Roma dal regista già vincitore del Globo d’Oro e di numerosi premi internazionali per il cortometraggio “Penalty.
Due figli di Crotone che hanno voluto girare nei loro luoghi la loro opera, scegliendo come location la meravigliosa Baia dei Greci a Capo Colonna e il Castello di Caccuri, trasformato per occasione in una casa allestita da esposizione di arte contemporanea, gestita dall’intelligenza artificiale “Able”, che ricorda “Hal 9000” di 2001: Odissea nello spazio.
Il parallelismo con lo spazio è anche nel titolo stesso, ispirato alle Scimmie che nel 1959 fecero il loro primo viaggio spaziale; paragonando questi viaggi a quelli dei giovani nello “spazio virtuale”.

La generazione Z

Il film narra l’ultima sera delle vacanze estive di un gruppo di ragazzi, della “Generazione Z”, che scelgono di trascorrere questa lunga notte partecipando ad un gioco che li sottopone a prove folli, nello stile di alcuni “survival game” televisivi giapponesi ed americani, guidati dalla voce di un’intelligenza artificiale.
Ma questa notte farà cambiare la vita di tutti loro, facendoli uscire dalla spensieratezza della gioventù e scaraventandoli nella vita degli adulti.
Il personaggio cardine della storia è una ragazza di origini francesi, amante dei disegni, derisa dal resto del gruppo per non essere come loro, legati a social e bellezza effimera, ma che si rivelerà, nei momenti fondamentali, unica a sapere affrontare la vita mostrando il suo vero modo di essere nell’ultima emozionante scena, tra altro speculare alla prima.
Il film sembra essere per questo un grosso loop temporale in cui sono coinvolti i protagonisti, unici attori presenti nel film.
Un film che vuole raccontare una generazione Z all’esasperazione, che vive per il “like” del mondo social ma che deve in realtà scontrarsi con la realtà della vita, al di fuori della rete.

Il film

Colpisce la fotografia, diretto dal maestro Daniele Ciprì, che nella casa-museo tra opere d’arte ed installazioni a neon, muove la macchina da presa in lunghissimi piani sequenza che permettono di valorizzare le emozioni e le azioni dei giovani che vanno avanti, provando a non interessarsi agli eventi che accadono intorno a loro.
La sceneggiatura è molto curata, anche grazie ad un lavoro di storybord coordinato tra i due fratelli Iuliano, ricordando che Aldo ha alle spalle un passato di disegnatore, competenza che supporta anche il lavoro cinematografico.
Gli unici attori in scena sono i cinque adolescenti: la francese Justine (Souad Arsane, protagonista di Sextape, visto al Certain Regard di Cannes), ragazza introversa presa continuamente di mira dagli altri, la bella influencer Marta (Amanda Campana, Summertime), il geniale, ricco e arrogante Ste (Haroun Fall), l’aspirante producer musicale Balo (Riccardo Mandolini) e Dani (Ambrosia Caldarelli), che ha il sogno di fare la cantante ma intanto si rifugia nella droga.
La presenza degli adulti nella pellicola è solo tramite le telefonate che ricevano i protagonisti ma anche essi sono fondamentali per lo sviluppo della storia e per la crescita dei protagonisti.
Un film generazionale che vuole essere una fotografia su quello a cui può portare l’uso esasperato nel mondo virtuale, che fa perdere il vero contatto con quella realtà che i giovani potrebbero non essere più capaci di vivere.