PerècceZzioni di: The Prestige

"Ora state cercando il segreto ma non lo troverete, perché in realtà non state davvero guardando. Voi non volete saperlo. Voi volete essere ingannati".

Di Maria Celeste Arcuri e Cassandra Gulotta:
The Prestige, uscito nel 2006 e diretto da Christopher Nolan, è tratto dall’omonimo romanzo di Christopher Priest datato1995. Il film inizia con il finale della storia, ambientata nella Londra di fine 1800, con il processo dell’illusionista Alfred Borden (Christian Bale), in arte “Il professore”, indagato per l‘omicidio del rivale Robert Angier (Hugh Jackman), conosciuto dal pubblico inglese con il nome “Il grande Danton”. Tornato in cella Borden entra in possesso del diario del defunto collega, grazie al quale ripercorre gli anni di astio e rivalità avuti in passato, partendo da quando i due giovani erano gli aiutanti di Mr. Cutter (Michael Caine), uno scenografo e progettista esperto di illusioni. Da qui ha inizio la vera trama del film, che si sviluppa nell’arco di diverse linee temporali intrise di illusioni, magie, rimorso, rancore ed ossessioni.
I giochi di prestigio cedono il posto ad una faida senza scrupolo, i due personaggi sacrificano se stessi, sia da un punto di vista fisico che morale, in un crescendo di deliranti imprese a favore dell’appagante stupore del pubblico e della fama. Vengono inghiottiti da una spirale di vendetta, da una lotta interminabile, fin al punto di renderla una ragione di vita o di morte, a discapito della loro umanità. Angier è disposto ad affrontare una vera e propria “agonia eterna” pur di raggiungere il suo obiettivo, Borden d’altro canto non si rende conto che il peso della sua ossessione, finirà per gravare sulle vite delle persone a lui più care, infatti, a causa della sua folle brama di successo, immolerà la sua stessa famiglia, alla sua carriera.

“Ecco perché nessuno capisce il suo metodo, totale devozione alla sua arte, assoluta abnegazione”

Questo concetto è spaventosamente familiare ad un autore americano che di “ossessione” e “follia” ne ha fatto la sua firma. Ne: “Il ritratto Ovale” di Edgar Allan poe, il lettore si interfaccia con un pittore, innamorato della sua arte più che della sua stessa moglie. Il suo delirio lo porterà al punto di far restare la malcapitata in posa” per settimane, pur di soddisfare la sua egoistica smania di perfezione, solo dopo aver dato l’ultima pennellata, l’uomo, estasiato della sua creazione, volgerà lo sguardo verso la sua sposa ormai deceduta da tempo. Effettivamente, questo è ciò che spesso accade, anche se in modo simbolico, quando si è accecati da un obiettivo, quando la passione e la determinazione diventano una dedizione ai limiti dello squilibrio mentale. Tutto diventa sacrificabile e anche le più meschine delle manovre sono concesse, ma a quale pro? Così come la ricchezza e il prestigio, anche il successo è inerme davanti allo scorrere del tempo, che inesorabile e incontrastabile lo porta via con sé, lasciando a noi l’inconsistenza e il rammarico di aver speso la propria esistenza perseguendo i propri scopi in modo ossessivo, perdendo di vista il vero valore della vita.
Per scrivere la sceneggiatura della pellicola Nolan ha collaborato con il fratello minore Jonathan per circa cinque anni, cercando di trovare il metodo migliore per fare la trasposizione cinematografica della narrazione del romanzo, mantenendo la struttura di quest’ultimo e adattandola allo stile e alle tematiche tipiche dei lavori del regista, come: la vendetta, l’ossessione, l’inganno, il tormento interiore, il confine tra realtà e la percezione della stessa racchiusa nei suoi personaggi; procedono secondo una narrazione non lineare ma incastrata in diversi momenti temporali. Tutti i protagonisti di Nolan esistono in funzione di un secondo personaggio, non esiste un soggetto individuale ed assoluto, sono quasi sempre coppie. Questo dualismo, è una caratteristica fondamentale e assolutamente necessaria per la costruzione dell’intreccio di “The Prestige”; Borden e Angier sono di fatto l’incarnazione di due opposti, due tipi di approccio alla professione e alla vita totalmente differenti, tuttavia conseguenti e vincolati da un legame insolubile.

ALLERTA SPOILER:

Il dato veramente interessante risiede nel fatto che i personaggi stessi, nella propria individualità, sono vittima di questo contorto gioco fatto di “doppi”. Uno vive continuamente una sorta di “doppia vita”, che nella sua incompletezza, è perfettamente equilibrata, un po’ come uno Yin e yang criptico, difatti, le due realtà nella loro totale diversità e indipendenza, sono coesistenti e inscindibili. Mentre l’alto, parallelamente, cede il suo posto ad un sosia, ad una “copia” probabilmente dotata della stessa mente, la stessa sfera emotiva e anche gli stessi scopi dell’originale. Questo passaggio in realtà potrebbe avere una seconda funzione, ossia quella di evidenziare un punto di svolta nel percorso del personaggio, che letteralmente uccide le sue inibizioni, lasciando il posto ad una parte di sé senza scrupolo e per alcuni versi “autolesionista”.
Tra i tanti studi fatti per la buona riuscita del film sia il regista, sia gli attori, anche quelli con un ruolo più marginale come Andy Serkis, il quale interpreta l’assistente di Nikola Tesla (David Bowie), si sono documentati e hanno studiato la storia dell’illusionismo dai primi anni del XX secolo ai giorni nostri. In molti sono, o sono stati, prestigiatori, ma in pochi ne hanno fatto una vera e propria arte. Parlando di magia non si può non citare qualche nome come: il francese Robert-Houdin che viene tutt’oggi chiamato “il padre della magia moderna”, per tutto quello che ha dato al mondo dell’illusionismo del 1800; l’americano Harry Houdini, il quale è stato uno dei più famosi illusionisti ed escapologi della storia, reso celebre dalle sue fughe impossibili e dai suoi presunti poteri soprannaturali. Altro illusionista statunitense divenuto molto noto a livello internazionale tra gli anni Ottanta e Novanta è David Copperfield, apprezzato dal pubblico per le sue illusioni e i suoi spettacoli, tra cui la sparizione della Statua della Libertà e la fuga da Alcatraz; inoltre, nei titoli di coda di “The Prestige” appare un ringraziamento proprio a questo grande prestigiatore dei nostri giorni. All’interno del cast vi è anche l’attore Ricky Jay, che interpreta il mago Milton, il quale è realmente un prestigiatore, figura che si è rivelata molto utile per immergere ulteriormente la troupe nel mondo dell’illusionismo. Christopher Nolan ha infine deciso di strutturare il film come un grande numero di magia, il quale “ è composto da 3 parti o atti. La prima parte è chiamata “La Promessa“. L’illusionista vi mostra qualcosa di ordinario: un mazzo di carte, un uccellino, o un uomo. […] Il secondo atto è chiamato “La Svolta“. L’illusionista prende quel qualcosa di ordinario e lo trasforma in qualcosa di straordinario. Ma ancora non applaudite. […] Ora voi state cercando il segreto, ma non lo troverete, perché in realtà non state davvero guardando. Voi non volete saperlo. Voi volete essere ingannati. Per questo ogni numero di magia ha un terzo atto, la parte più ardua, la parte che chiamiamo “Il Prestigio“.
In alcune scene della pellicola, “scienza” e “magia” vengono messe a confronto, infatti alcuni dei trucchi, a partire dai meno eclatanti, fino ad arrivare alla macchina del “trasporto umano”, ideata e realizzato da Tesla, non sono altro che l’applicazione di una serie di regole fisiche e matematiche. A primo impatto scienza e illusionismo possono sembrare discipline contrapposte, tuttavia, hanno diversi punti comuni. La differenza sostanziale tra le due, risiede nel fatto che mentre la prima cerca di comprendere la realtà e offre una spiegazione ai fenomeni circostanti, la seconda, la manipola ingannando i sensi, facendoci credere che ciò che abbiamo visto, è inspiegabile e privo di logiche, facendoci ignorare il fatto che l’efficacia del trucco dipende principalmente dal fatto che in realtà, stiamo assistendo ad uno spettacolo di illusionismo, proprio perché vogliamo essere ingannati. “Questa non è magia ma è scienza”.