C’era una volta un fiore rossoblu che si salvò in un giardino di pregiudizi…

La straordinaria impresa del Crotone Calcio

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    C’era una volta un fiore rigoglioso, nato in un giardino di pregiudizi e stereotipi in una tiepida notte di aprile dello scorso anno. Colui che lo coltivò con rigore e accuratezza, sul finire della calda stagione, lo consegnò a un giardiniere altrettanto attento che da quel momento ebbe l’onore/onere di curarlo scrupolosamente e renderlo sempre più verdeggiante.

    Nonostante infiniti semi di tenacia e incoraggiamento, il fiore appassiva inesorabilmente giorno dopo giorno, veniva pestato da scherni e diffidenza, e le sfumature rossoblu dei petali divenivano sempre più sbiadite.

    “Neanche l’inverno potrà mai gelarlo” urlavano gli ammiratori del raro fiore, nato ai bordi di un campo di calcio, ma già nei primi giorni della fugace stagione fredda, il povero bocciolo giaceva in fondo al prato, ibernato.

    Arrivarono però i primi tepori primaverili, e anche l’animo degli undici operai capeggiati da un instancabile giardiniere si surriscaldò. Piano piano, un po’ tutti presero confidenza con gli strumenti del mestiere e, potatura dopo potatura, venne fuori un fiore che non se ne stava più in disparte ma spiccava per bellezza e vigore tra tanti altri sempre decantati.

    Nessuno però credeva fermamente nel suo fascino superbo, tutti temevano che si trattasse una fioritura temporanea e che da un momento all’altro il confronto con papaveri e girasoli lo piegasse nuovamente.

    Invece no, il fiorellino di campo, spuntato quasi per caso, dimostrò fino alla fine di meritarsi di crescere rigoglioso al fianco di boccioli pregiati.

    A rendere l’impresa possibile, nell’ultima fase in cui si decideva l’eventuale recisione, arrivarono pure giardinieri della vicina Sicilia che, coadiuvando l’inarrestabile impresa di irrigazione, in una dubbiosa notte di maggio, contribuirono a consacrare il fiore rossoblu nel panorama della floricoltura.

    “Da una notte di maggio che ci si può aspettare” recitava una nota canzone. Di certo, la realizzazione di una favola che attesta la caparbietà del Sud. Che, come un fiore reciso, rifiorisce. E fa rifiorire un’intera città.

    “Queste favole nutrite da tanti sogni, altrettanta determinazione e pochi soldi rappresentano vivamente il Sud” mi ha confidato Luca Bianchini, uomo del nord che le “favole” le scrive e, domenica sera, casualmente si è trovato in città a vivere la gioia di una salvezza calcistica che improvvisamente si rivela un’ipotesi di ripresa per una terra che attraversa un momento di forte crisi economica ma intravede nel pallone di cuoio che entra con forza tra i pali un’occasione di riscatto. Per una splendida cittadina ricca di storia e cultura, in cui i coni gelato costano ancora soltanto un euro, i ragazzi ammazzano il tempo suonando la chitarra per strada, ma dietro l’angolo c’è sempre l’onta del malaffare pronta a farci cadere vertiginosamente. Anche se, per fortuna, ogni tanto non si apre il paracadute della corruzione bensì quello dell’onestà. E riusciamo a planare, pur non senza aeroporto.  

    Gabriella Cantafio

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