Chiediamo la dignità e il rispetto che ci sono dovuti

Non vogliamo essere quegli eroi chiamati a lavorare con abnegazione e spirito di servizio, ma vogliamo che non ci vengano negati i diritti che uno Stato di diritto deve garantire a tutti.

Seppur consapevoli che non è questo il momento più opportuno per puntare il dito su eventuali responsabilità circa le diverse inefficienze emerse nel corso della gestione della pandemia COVID- 19, per quanto certi che una eventualità di tale portata, dai risvolti unici per la gravità degli eventi, ha colto, ove più ed ove meno, impreparati tutti i governi, ivi compresi quelli riconosciuti come tra i più evoluti in termini di standards organizzativi, livelli socio-sanitari e risorse disponibili, colpevoli comunque di non aver adeguato i piani per fronteggiare le epidemie, ingannevolmente convinti che i propri livelli socio-economici avrebbero di per sé potuto esorcizzare eventi di tale portata, in quanto fin troppo impegnati in politiche improntate prevalentemente sui temi dell’economia a discapito degli standards sanitari (37 miliardi di euro tagliati sul fondo sanitario negli ultimi 10 anni in Italia ed un decennio di un disastroso austero Piano di rientro in Calabria), l’Ordine dei medici scrivente non può e non deve prescindere dal considerare che, a fronte dei numerosi decessi di medici per tale causa ( a ieri sono 77 i medici morti in Italia), mentre molti altri sono ricoverati in condizioni piuttosto serie e , ancora, si stima che gli operatori sanitari contagiati dal Covid-19 siano circa il 15% , nella discussione al Senato sulla conversione del decreto legge Cura Italia (dl n. 18 del 17 marzo 2020), sono stati presentati alcuni emendamenti che prevedono una sostanziale immunità per le strutture sanitarie e per i soggetti preposti alla gestione della crisi sanitaria, scagionando le condotte dei datori di lavoro da responsabilità penale, civile ed erariale in relazione agli eventi avversi accaduti durante la pandemia da Covid-19 e in particolare “in caso di danni agli operatori”.

Con ciò non si vuole colpevolizzare, a prescindere, chi nelle gestioni periferiche/territoriali non è stato messo in condizione, dagli organismi e dalle strutture nazionali preposte alla gestione, di potersi dotare dei necessari DPI a protezione dei propri operatori sanitari, così come di poter effettuare loro, per tempo, i tamponi a causa dei noti limiti di recettività dei laboratori regionali attualmente accreditati, non si vuole colpevolizzare se i respiratori ed i posti letto di rianimazione e COVID-dedicati dovessero, giammai, rivelarsi insufficienti di fronte ad una evenienza di più grave portata nonostante gli sforzi profusi dai singoli amministratori per implementarli, certamente queste tutte conseguenze della gravità dell’epidemia, ma non si può sottacere la sottostima di una organizzazione apicale piuttosto incerta, lenta e spesso lacunosa.

E’ per tali motivi che riteniamo che questi emendamenti siano crudeli, sprezzanti e offensivi per una categoria che, nel combattere e lavorare a mani nude, soccombe giorno per giorno in obbedienza ai propri dettami deontologici ed al proprio senso di responsabilità professionale.

Nel piangere i pazienti piangiamo anche tutti i sanitari deceduti ed ammalati, non si sa ancora con quali conseguenze permanenti sullo stato di salute, durante l’esercizio delle proprie funzioni.

Non vogliamo essere quegli eroi chiamati a lavorare con abnegazione e spirito di servizio, e tanto basta, ma vogliamo che non ci vengano negati i diritti che uno Stato di diritto deve garantire a tutti
i cittadini e lavoratori.

Per quanto non sia questo il momento delle polemiche, questo è il tempo dell’impegno e del senso di responsabilità tanto dei sanitari quanto degli amministratori e dei cittadini, ognuno per la propria parte, ma l’Ordine dei Medici di Crotone chiede che i proponenti tali emendamenti li ritirino immediatamente, riconoscendoci la dignità ed il rispetto che ci sono dovuti, chiedendoci scusa per aver pensato di assolvere a priori le istituzioni che avevano, invece, la responsabilità e il dovere di tutelarci.

Il Presidente ed il Consiglio Direttivo