“Adesso Basta”. Da rivedere la gestione dell’ASP di Crotone.

C.U.P., gestione dipendenti e buoni pasto, questi solo alcuni dei punti messi in evidenza da Gaetano Papaleo (UIL-FPL), nel comunicato indirizzato al Commissario Straordinario dell'ASP Gentili.

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Riceviamo e Pubblichiamo:

I cittadini della provincia di Crotone meritano un servizio sanitario migliore, che dia risposte adeguate ed efficaci alle loro esigenze di salute.

Non si può più restare passivi di fronte all’immobilismo di un management che sembra non voler vedere le nefandezze che si perpetrano quotidianamente a danno di un territorio che non vede pienamente garantito, ormai da molti anni, il Diritto alla Salute, che ricordiamo è tutelato costituzionalmente.

 Per rendersi conto della situazione, basta recarsi al C.U.P. (Centro Unico Prenotazioni) che non ha mai funzionato per come avrebbe dovuto e potuto, probabilmente a causa di qualche dirigente forse poco attento, e chiedere che fine abbia fatto, magari, la visita specialistica fissata in una data compresa nel periodo COVID 19 – cioè da marzo a maggio.

Ci si renderebbe conto che nessuno riesce a dare risposte, perché nulla ancora è stato pianificato; figuriamoci chi va per prenotare una visita oggi, che cosa potrebbe sentirsi rispondere suo malgrado dallo sfortunato impiegato del front – office.

Eppure, l’ordinanza n. 43 della governatrice della Regione Calabria, non lascia spazio ad equivoci: dal 18 maggio è consentita l’erogazione delle prestazioni specialistiche ambulatoriali presso i presidi ospedalieri, sia quelle direttamente gestite dalle Aziende Sanitarie, sia quelle afferenti alle Aziende Ospedaliere, precedentemente sospese.

Anche l’ospedale non sembra sia immune alle disfunzioni, basti pensare che non sarebbe stata elaborata alcuna procedura applicativa per il rischio COVID 19, nonostante le stesse siano state previste dalle ordinanze regionali e dal protocollo nazionale per la mitigazione del fenomeno contagioso.

Ognuno, in pratica, si regola come vuole.

Ancora è freschissimo il ricordo dei rimproveri fatti con toni inutilmente umilianti, nei confronti dei sanitari sorpresi a proteggersi con le mascherine durante la fase iniziale della pandemia.

Nonostante gli incresciosi accaduti, non solo si continua a fare finta di niente, ma si persevera, poiché, pare, non sono stati individuati i necessari percorsi con la dovuta, prevista, necessaria cartellonistica.

Stranamente non viene rilevata nemmeno la temperatura all’ingresso delle strutture sanitarie con un banale misuratore termoscanner.

Qualcuno potrebbe ravvisare l’opportunità di chiederlo al venditore ambulante Mohammed che solitamente si trova all’ingresso del nosocomio, il quale generosamente potrebbe metterlo a disposizione.

Potrebbe essere verosimile ipotizzare, a breve, stante questa disorganizzazione, una eventuale ripresa delle aggressioni ai danni dei dipendenti che sono costretti a fronteggiare queste situazioni, e loro malgrado non riescono a fornire, pur volendo  le risposte che gli utenti, giustamente si aspettano.

Non appare credibile qualsivoglia giustificazione in merito alla mancata apertura dei servizi a seguito  delle ordinanze 43 e 44 emanate dalla Regione Calabria.

Se qualche dirigente si prodiga per raddrizzare la rotta, sembra venga messo subito da parte e mortificato.

È sotto gli occhi di tutti che ciò che emerge da questa situazione sia “l’inefficienza organizzata”.

Chi si ribella a questa logica paga pegno.

Lo sanno bene i dipendenti che non appena osano parlare, guardare, chiedere spiegazioni, subiscono l’ira del sottobosco aziendale, che ahinoi, il Gen. Cotticelli seppe individuare, ma non scalfire.

Alcune situazioni rasentano l’atteggiamento tipico di gangs in grado di intimidire chiunque, anche con l’attivazione di procedimenti disciplinari basati sul nulla, ovvero ricevere provvedimenti sanzionatori palesemente ingiusti (si veda Servizio Infermieristico Tecnico Aziendale S.I.T.A.)

 Ultimo episodio, ma solo in ordine di tempo, quello accorso ad un’infermiera costretta a subire una ingiusta umiliazione dal responsabile Infermieristico solo per aver chiesto di andare a lavorare nel reparto dove era stata collocata con un chiaro e legittimo ordine di servizio; invece, ha dovuto patire un’aggressione verbale inqualificabile e subire un secco no alla sua regolare e umana richiesta.

Già il 18 febbraio 2020 Le abbiamo chiesto, egregio dott. Gilberto Gentili, di mettere sotto la lente di ingrandimento tutta l’organizzazione del personale, fornendoLe delle chiare indicazioni, invitandoLa ad immedesimarsi nei panni di un comune paziente, per aver chiare le falle della gestione di questa sanità pubblica, che sembra rasentare i metodi intimidatori, clientelari, vessatori, con mantenimento di incarichi abusivi, indennità  erogate senza i necessari, previsti, presupposti di legge, con enormi sprechi economici.

È vero, ci eravamo illusi!

Registriamo, invece, una gestione che sembra svilire i dipendenti che lavorano, a causa della reiterata adozione di provvedimenti che appaiono idonei a cagionare soltanto frustrazione e mortificazione.

 In questi giorni è iniziata anche la “trattativa” per l’individuazione dei criteri per l’assegnazione delle funzioni; sembra si cerchi di voler accontentare a tutti i costi qualcuno, assicurando ad esempio, la posizione ricoperta abusivamente negli anni, svolgendo arbitrariamente funzioni di coordinamento.

Ciò potrebbe ingenerare nell’opinione pubblica il dubbio che tale scelta, che consente di svolgere detto incarico abusivamente, sia stata fatta seguendo logiche clientelari piuttosto che meritocratiche e/o trasparenti che imperversano ormai, da decenni in questa azienda.

Tutto ciò, sembra essere idoneo a produrre un danno erariale non indifferente, perché questi dipendenti (alcuni lo hanno già fatto) potrebbero presentare ricorso giudiziario per il pagamento di mansioni superiori svolte, con certezza di vittoria, considerando che esistono comunicazioni formali che riconoscerebbero tali funzioni già da diverso tempo.

E, come al solito, a pagare non saranno i dirigenti responsabili e complici della mancata vigilanza, ma noi contribuenti.

Sono pratiche odiosissime. Lo stiamo denunciando da anni.

A tutto questo si aggiungono le spese per gli affitti pagati; pur essendo proprietaria di immobili inutilizzati, l’azienda preferisce pagare affitti a privati, ed ancora, cifre milionarie per contenziosi giudiziari che potrebbero essere contenute, se solo si mettesse in campo una gestione sobria ed oculata; vengono pagate indennità di migliaia di euro per le posizioni organizzative che continuano a percepirle nonostante abbiano il contratto individuale scaduto da più di quattro anni.

Ma l’ultima beffa è rappresentata dall’assegnazione delle progressioni orizzontali, difatti, nell’ultimo incontro veniamo a sapere che solo al 39/40% del personale potrà essere attribuita la tanto agognata fascia economica; pare, non ci siano risorse, eppure in tutti i tavoli di contrattazione l’azienda non ha fornito un chiaro prospetto di ricognizione e ripartizione dei fondi.

Non solo non forniscono questi dati ufficialmente, ma ci propone, dopo aver ricevuto le domande dei lavoratori, di variare il regolamento per l’assegnazione della progressione già approvato con delibera del 03 marzo 2020.

Cui prodest?

E infine, solo per citarli, perché saranno approfonditi con altri comunicati, nei prossimi giorni, ci chiediamo che fine abbiano fatto i buoni pasto, la cui erogazione è ferma da inizio anno, per non parlare della produttività ferma al 2017

ADESSO BASTA!!! La misura è colma.

La UIL-FPL dichiara che da oggi non parteciperà ad alcuna riunione fino a quando non vedrà, con atti concreti, segnali di cambiamento.

In caso contrario, seguiranno altre forme di protesta nell’esclusivo interesse dei cittadini e dei lavoratori.

 Il Segretario Generale UIL FPL Crotone
Gaetano Papaleo

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