Conversazione sul filosofo Vincenzo De Grazia

Continua il progetto “FilosofiAMO” del Liceo Classico Pitagora. Ospite Vittorio Emanuele Esposito.

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A cura di Sara Scicchitano della classe 5D:

Giorno 10 febbraio 2022, grazie al progetto “FilosofiAMO” che il Liceo Classico Pitagora porta avanti da tempo, noi studenti abbiamo avuto la possibilità di incontrare il Professore Vittorio Emanuele Esposito , figura molto importante, conosciuta e stimata che, già in passato, ha esercitato il ruolo di preside nella nostra scuola. Importante studioso, si impegna tuttora nel recupero della conoscenza di un notevole personaggio Calabrese, ovvero Vincenzo De Grazia. L’incontro ha visto la partecipazione di tutte le classi quinte, alcune in presenza nell’aula Magna del Liceo Pitagora, altre in modalità virtuale, coordinate dalla professoressa Giovanna Ripolo. La nostra Dirigente, la prof.ssa Natascia Senatore che, come sempre è riuscita a farci sentire a nostro agio e ci ha introdotto all’ascolto evidenziando la bellezza e la complessità del pensiero di questo filosofo poco conosciuto. È stato essenziale per noi ascoltare le parole del preside, per poter ritornare indietro nel tempo e rammentare il ricordo del filosofo De Grazia, dimenticato un po’ da tutti, nonostante sia stato una pedina fondatamente nell’ambiente filosofico. Ecco perché questa giornata segna un grande momento per riappropriarci di una verità perduta. Vincenzo De Grazia nasce nel 1785 a Mesoraca e muore a Napoli nel 1856, si divide tra Catanzaro e Napoli, quest’ultima fu la meta scelta dal padre, dove lo mandò a concludere gli studi primari e secondari, poi si iscrisse invece nell’Accademia militare dell’Annunziata. De Grazia, nel frattempo, si fece strada nel mondo dell’ingegneria, raggiungendo anche grandi obiettivi. Di fatto progettò il ponte sul Prati e il teatro comunale di Catanzaro, gettando anche le basi per il teatro di Cosenza poi inaugurato nel 1830. Egli però, successivamente, si dimise da tutti gli incarichi per dedicarsi interamente alla sua vera passione, ovvero la filosofia, indagando così sul problema che per lui si pone al centro della disciplina, ovvero l’origine delle idee e cos’è la conoscenza. La conoscenza secondo lui è il problema pellegrino poiché ogni essere esiste, essa è ciò che ci accompagna durante la nostra vita, durante la nostra quotidianità. Di conseguenza come premesso inizialmente, il filosofo che ci viene presentato, non è un personaggio secondario, il solito “filosofo di provincia”, bensì un uomo molto acuto e di grande rilievo, al quale quindi, va attribuito una determinata importanza da non sottovalutare. Addirittura, 10 anni fa, l’università di Cosenza pubblicò la storia del pensiero filosofico in Calabria, in cui De Grazia venne nominato una sola volta, il che vale a dire che uscì dalla visione di interessi dei filosofi; “per fortuna” così diremmo, altri studiosi di rilievo come Eugenio Garello, lo elogiano ricordandolo nelle proprie opere. Contemporaneo di De Grazia è anche Pasquale Galluppi. Entrambi si sono formati a Napoli, dando origine così ad un nuovo movimento. Era certamente un periodo di grandi fermenti culturali e tutte le idee, di qualsiasi natura, venivano discusse con nuove prospettive filosofiche. Anche lui, non è da meno, poiché in Calabria il ricordo di Galluppi è ancora presente, a Tropea troviamo persino un centro di studi che si occupa di editare le sue opere e un busto in marmo dedicato a lui.

Il periodo in cui vissero queste due grandi figure, in particolare De Grazia, è un periodo di forte sviluppo per la regione della Calabria, un periodo di forte protagonismo ed espansione, che vedrà anche la nascita della letteratura moderna, in contrapposizione con il romanticismo convenzionale del Nord, dunque un momento in cui la Calabria si fa strada verso qualcosa di nuovo. Purtroppo vediamo la Calabria in modo sempre negativo eppure non mancano le cose che ci rendono unici, basta pensare alla nostra Sila e alle nostre calde passioni. Nella complessa discussione affrontata, non manca ovviamente il centro del pensiero filosofico di De Grazia, costituito da elementi di chiarezza che vanno ancora oggi attentamente considerati. Quello che egli affronta è il problema dell’origine, del valore e dell’uso legittimo delle nostre idee, specialmente da chi non preferisce cadere nelle suggestioni delle grandi filosofie speculative, delle filosofie alla moda. Il principio, il punto di partenza di ogni conoscenza è la coscienza stessa, l’io, il più profondo io, l’osservatore che è in noi, come veduta pura di tutto ciò che è senza filtri. Il nostro intelletto, la capacità di esplorare, osservare, confrontare due o più sensazioni e di comprendere i rapporti che le legano. Ma a lui interessava studiare le potenzialità dell’io e i suoi prodotti. Una di queste funzioni, legate all’io è la possibilità di ricevere sensazioni, un’altra è quella di percepire le cose e la terza è quella di desiderare e volere, inviando segnali al nostro apparato motore. Dalla percezione dei rapporti tra le cose nascono tutte le nostre idee, che si depositano in noi. Le idee infatti, sono un qualcosa che stanno già nella nostra mente, prima ancora di fare delle esperienze, però poi questo stesse idee, in qualche modo, possono unirsi ad una versione imperfetta delle idee, concetto che riprendono diversi filosofi del passato. Ricordiamo tra questi Kant che spiega quindi le forme a priori trascendentali, che vengono prima dell’atto conoscitivo tra i dati che arrivano dall’esterno e le forme che preesistono. Galluppi e De Grazia si oppongono a questa posizione trascendentalistica e si rifanno ad una tradizione di pensiero, basata sulla concretezza e non sulla speculazione. Oltre a questo c’è l’attività dell’io, definita come venuta pura, questo occhio è sgombro da ogni diaframma che si sovrappone tra noi e il mondo esterno in modo tale che percepiamo le relazioni tra le cose. La differenza tra De Grazia e Kant riusciremo a vederla proprio in questo Kant diceva che l’io possiede delle forme con le quali ordina i dati sensibili, ma se questo fosse vero, noi non conosceremmo mai la realtà com’è per davvero. Stare al passo delle parole del preside è stato stimolante per noi studenti anche se ci sarebbe tanto altro di cui parlare riguardo a questo argomento, eppure lui è riuscito a riassumere tutto nel tempo a sua disposizione e a farci arrivare il vero significato di ciò di cui parliamo. Questo incontro ha sicuramente favorito l’apertura delle nostre menti verso una realtà che ingiustamente resta dimenticata.

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