Valentino Loiacono dalla trincea del Maggiore a Bologna con lo sguardo sempre rivolto alla Calabria

Troppe volte abbiamo “alimentato” lo stereotipo dei cervelli, e dunque in campo sanitario medici e professori, in fuga; ma qual è il “corpo” pulsante per un buon funzionamento di una struttura sanitaria? Ne parliamo con un protagonista che abbiamo "imprestato" alla "dotta" Bologna.

Più informazioni su

Quanto è complesso occuparsi di sanità oggi: servizi che stentano a dare riferimenti, figuriamoci certezze. In questa era pandemica abbiamo dovuto riscontrare quanto anche il nord sia meno avanti di ciò che avevamo mitizzato. Ma il gap (in negativo) è ancora forte e, forse, incolmabile… (ahinoi!). Troppe volte abbiamo “alimentato” lo stereotipo dei cervelli, e dunque in campo sanitario medici e professori, in fuga; ma qual è il “corpo” pulsante per un buon funzionamento di una struttura sanitaria? Siamo riusciti ad intercettare Valentino Loiacono, 29 anni, nato in Calabria e vissuto fino ai 23 a Cotronei , centro montano nevralgico di questa nostra provincia di Crotone! Valentino si laurea a Catanzaro nel 2014, per trasferirsi a Bologna e continuare a studiare e dunque professionalizzarsi e lavorare come infermiere. Il dottor Loiacono, dopo 4 anni di Coordinamento in una struttura per anziani, sempre in Emilia, arriva al periodo di piena pandemia con una opportunità che accetta senza pensarci su: l’incarico a disposizione è presso l’Ospedale Maggiore nell’unità operativa di Terapia Intensiva e Rianimazione per l’emergenza COVID: trincea, e che trincea! Opportunità che non si fa sfuggire nonostante sia un incarico a tempo determinato che prende al volo nonostante lasci quello che è posto sicuro!

Innanzitutto grazie per aver accettato questa intervista. Come stai, com’è la situazione a Bologna in generale ed, in specifico, nel tuo delicatissimo reparto?
Valentino: “Adesso un po’ meglio in virtù del fatto che i ricoveri per COVID si sono abbassati rispetto ai mesi passati. La situazione a Bologna è lievemente migliorata rispetto a febbraio/marzo di quest’anno, dove siamo stati paragonati alla Bergamo di Marzo 2020 relativamente agli ingressi negli ospedali Bolognesi, sia in Terapia Intensiva che nei reparti di degenza ordinaria, riconvertiti a reparti COVID in quanto la mole di persone era eccessivamente elevata, ma ciò non implica che bisogna abbassare la guardia perché c’è ancora tanta gente da vaccinare e, questo virus, con le nuove varianti, è molto più insidioso, soprattutto perché si è abbassata di molto l’età media di chi si ritrova in difficoltà dopo aver contratto il virus. Abbiamo avuto ricoverate persone dai 30 ai 50 anni, con figli e famiglia a casa che ci supplicavano, quasi piangendo, quando dovevamo intubarli. Ci chiedono di promettergli che si sarebbero risvegliati dal coma farmacologico. Uno stress emotivo e psicologico pazzesco!”

E’ vero che hai lasciato un contratto a tempo indeterminato (pure ben retribuito), per accettare la sfida che si è subito aperta per l’emergenza sanitaria in questo prestigioso Ospedale che però ti poteva garantire solo un contratto a tempo determinato, almeno all’inizio?
Valentino: “Si, ad Aprile dello scorso anno lavoravo ancora in una struttura per anziani, dove mi trovavo molto bene e dove avevo iniziato il mio percorso da Coordinatore Infermieristico avendo conseguito il Master in coordinamento presso l’università “Alma Mater” di Bologna. Sono stato chiamato da una graduatoria, per soli titoli, dall’azienda AUSL di Bologna per ricoprire il ruolo di infermiere di terapia intensiva presso l’ospedale maggiore, ma ciò implicava accettare un posto a tempo determinato e aspettare la data del concorso, per poter essere stabilizzato. Un salto nel vuoto, ricominciare da zero in un ambiente per niente facile, dato il periodo, consapevole di lasciare una stabilità e una tranquillità non da poco.”

È ormai un anno che tu, così come tutti i tuoi colleghi nel mondo, combattete in prima linea per arginare gli effetti di questo virus; ti scoccia essere chiamato eroe per poi “essere relegato” a quel ruolo, anche scontato, di militare senza compiti di comando o indirizzo? Quanto, a tuo avviso, il tema degli indubbi tragici risvolti economici “ruba” a quelli umani, sociali e culturali?
Valentino: “Noi non siamo EROI, noi siamo “i soliti” professionisti che mettono in campo le proprie conoscenze per poter aiutare il prossimo nel superare uno stato di salute precario, a livello materiale e soprattutto emotivo. Quest’ultimo aspetto viene spesso accantonato, ma posso assicurarti che non è facile, sopratutto in questo momento di grandissima precarietà emotiva trovarsi di fronte un padre di famiglia, anche purtroppo giovane, che ti implora di farlo rimanere in vita perché “ha i propri figli a casa che lo aspettano” e tu(io), che sei dall’altro lato, incrociando gli sguardi dell’equipe sanitaria che in quel momento sta operando su di lui, pur di rasserenarlo vorresti dirgli e promettergli di tutto, quando sai già benissimo che dipenderà purtroppo da molti altri fattor, il suo futuro. Noi infermieri facciamo parte di una grande famiglia sanitaria, compresa di medici, OSS, psicologici ecc, con cui quotidianamente lavoriamo per l’unico obiettivo: guarire le persone, fisicamente ed anche emotivamente.”

Il problema serio, ed a nostro avviso spesso banalizzato, dei rientri dei lavoratori e studenti meridionali, e calabresi in specifico, lo vivi sulla tua pelle e quella dei tuoi cari a Cotronei. Come ti sei voluto regolare in tal senso?
Valentino: “Purtroppo non torno dai miei cari da un anno quasi. Grazie ai dispositivi elettronici ci vediamo tramite delle videochiamate, ma la paura di poter creare dei possibili focolai e successive problematiche di salute è stata troppa per poter cedere, anche quando oggettivamente si poteva, ad un incontro con loro; anche perché ho la mia mamma diabetica ed è pure l’ultima mia nonna rimasta in vita… Da poco, hanno ricevuto la vaccinazione quasi tutti i membri della mia famiglia, anche la mia cara nonna, e molto presto, appena effettuerà la seconda dose del vaccino, tornerò nel mio tanto amato quanto purtroppo martoriato sud, ad abbracciarli.”

C’è, innegabile, un gap infrastrutturale e di sistema, fra sanità al sud ed al nord , che arriva ancora più frustrante dopo il coinvolgimento di quello che chiamo, per semplicità, il caso Lombardia. Cosa ti senti di trasferirci a tal proposito. Mi permetto di chiedertelo sia dal punto di vista professionale che da quello di terrone che vive e lavora al nord.
Valentino: “Penso che il sud e soprattutto i meridionali non hanno niente di meno rispetto ai settentrionali. Purtroppo c’è alla base un grosso problema che tarpa un po’ le ali a noi giovani costretti a trasferirci al Nord per crescere e far carriera. Ne conosco veramente tante di persone meridionali, anche cari amici, trasferiti. Una cosa che mi incuriosisce tanto e mi fa provare anche rabbia è che, quando accade qualcosa di positivo e innovativo, parlo del mio settore, spesso all’interno c’è anche almeno un meridionale. Ripeto, mi fa provare rabbia e dispiacere, perché sono risorse che, per forza di cose, sono dovute partire in cerca di una valorizzazione professionale migliore. Fa male stare lontani da casa, dagli affetti, dai luoghi in cui sei vissuto per tutta l’infanzia e adolescenza, però è ciò che ti portano a fare. Nonostante tutto resta un magone assurdo dentro, che ogni qual volta c’è la possibilità di tornare, anche semplicemente per un weekend, si torna. Sento di invitare tutti i miei conterranei che, tra l’altro sono ancora più fragili a causa di questo virus, a non abbassare mai la guardia e prestare attenzione anche alle piccole cose perché superato questo tristissimo momento potremmo tornare ad “abbracciarci” con il calore di cui soltanto noi meridionali siamo capaci! E deve essere questo calore e questa attenzione di cui siamo capaci nei momenti difficili che deve essere partenza, motore e voglia di arrivare tutti assieme!”

E che dire, se non grazie dal profondo del cuore, grazie per questa intervista che reputiamo a crotoneinforma, molto preziosa e solo un antefatto: siamo infatti d’accordo che tra poco proveremo ad organizzare una rete di relazioni e report periodici, anche con dirette, che ci possa dare riferimenti e, soprattutto, notizie attendibili! Alla prossima dunque e grazie ancora dottor Valentino!

Più informazioni su