Città dello Jonio, Area vasta della Magna Grecia e Riva Sud d’Europa

A Crotone da molti anni, troppi anni ormai, assistiamo ad uno strano e, per le cose che dirò, perverso gioco delle parti. In cui la classe dirigente della città, recita e interpreta ruoli inventati al momento e alla bisogna.

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Riceviamo e pubblichiamo:

A Crotone da molti anni, troppi anni ormai, assistiamo ad uno strano e, per le cose che dirò, perverso gioco delle parti. In cui la classe dirigente della città, recita e interpreta ruoli inventati al momento e alla bisogna. E per capire questo basta leggere i nomi, e i curriculum vitae, di quanti occupano le strutture apicali di tutte le organizzazioni e di tutte le rappresentanze locali presenti sul territorio. La maggior parte delle quali è in mano a personaggi inadeguati, impreparati e improvvisati. Una sorta di rincorsa ad occupare i posti di comando e di rappresentanza da parte dei più avventurosi .

Faccio un esempio tra i tanti, accentrando le mie attenzioni e le mie riflessioni sulle amministrazioni comunali che si sono succedute negli ultimi trent’anni e sugli uomini e sulle donne che si sono avvicendati sugli scranni di Piazza della Resistenza.

Un mondo di mezzo dove, fatte le dovute e debite eccezioni, a prevalere non sono mai state le idee, i progetti, le proposte e le cose da fare e le cose da non fare ma solo il piccolo cabotaggio, le camarille, gli inciuci, i baci e gli abbracci e gli ammiccamenti con strizzata d’occhio .

Un mondo di eletti non dissimile o, meglio, molto simile al mondo degli elettori, privo di una progettualità seria e concreta per Crotone e il suo territorio. Di un territorio in cui il comune capoluogo ha una precisa responsabilità non solo dal punto di vista politico e amministrativo ma anche storico in quanto il territorio provinciale corrisponde in tutto e per tutto al territorio dell’antico Marchesato crotonese.

In compenso si ascoltano e si leggono, accavallandosi il più delle volte, analisi politiche scriteriate, analisi sociologiche inventate, analisi economiche campate in aria, analisi storiche o presunte tali fondate su letture improvvisate e raffazzonate. Una fiera dell’ovvio e del banale, nulla di serio. Nessuno che si azzardi o provi a prospettare un piano, una o più idee strategiche degne di questo nome, in grado di far uscire Crotone dell’isolamento e dalla marginalità. Tutto scorre come se questa crisi che attanaglia e stritola Crotone fosse una crisi passeggera, una di quelle crisi periodiche che attraversano tutte le città e non invece una crisi di sistema, del sistema Crotone che è crollato inesorabilmente e, forse, irreversibilmente. Imploso per cause endogene e per cause esogene che sarebbe oltremodo difficile da analizzare senza appesantire la mia riflessione.

Che fare? Cercherò di dare una risposta collocandomi almeno idealmente al celebre romanzo dello scrittore russo Nikolaj G. Cernysevskij.

La prima cosa che mi viene in mente, e non come improvvisazione o creazione estemporanea, sarebbe quello di dotare Crotone di un Piano Strategico della città per il prossimo decennio. Un paino strategico incentrato e fondato sulla rigenerazione urbana e sulla riabilitazione urbana, atteso lo stato di paralisi e di encefalogramma piatto della città che data da oltre trent’anni e che richiede interventi eccezionali e straordinari, e sulla transizione ecologica da affiancare all’innovazione tecnologica. Gli unici strumenti che potrebbero permettere ad un territorio debole e attraversato da mille contraddizioni come quello crotonese di recuperare parte del tempo perso in molte parole a vuoto e in tante chiacchiere, e d’intercettare, senza preoccupazione alcuna, le ingenti risorse del Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza e della prossima programmazione comunitaria 2021/2027, in quanto tutti i dati, dalla disoccupazione giovanile all’abbandono scolastico, giocano a nostro favore.

A questo riguardo penso ad un’area bersaglio come quella del quartiere di Via Acquabona si cui innestare un processo di rigenerazione e riabilitazione urbana che potrebbe coinvolgere, sfruttando anche le risorse di Agenda urbana, tutti i quartieri che gravitano attorno all’area della stazione e all’area del porto. E penso anche al fatto che, essendo Crotone uno dei tredici Siti d’Interesse nazionale, in quelle aree industriali una volta bonificate, sfruttando le imponenti risorse del ministero della transizione ecologica e del ministero dell’innovazione, si potrebbe pensare e progettare una vera e propria foresta urbana in modo da rompere l’isolamento del lato nord della costa crotonese, collegando in siffatto modo il parco fluviale dell’Esaro e il parco fluviale del Neto .

Piano Strategico in cui particolare attenzione dovrebbe essere dedicata alla conurbazione del comune di Crotone con i comuni di isola Capo Rizzuto, Cutro, Strongoli, Rocca di Netto e Scandale. E questo per dare vita ad un’area urbana di oltre 100.000 abitanti che per dimensioni e importanza sarebbe in grado d’intercettare, in maniera più agevole, tutte le forme di finanziamento nazionali e comunitarie e di porsi, in maniera autorevole e credibile, all’attenzione e alla considerazione dei governi regionali, nazionali ed europei.

Un’area urbana in cui i sei comuni , ognuno dotato di un proprio Pano Strutturale Comunale e di un proprio Piano Comunale di Spiaggia , dovrebbero adottare un Piano Strutturale Associato e un Piano Intercomunale di Spiaggia e di Costa capace di favorire la cooperazione, di valorizzare la concertazione tra le forze economiche sociali culturali e professionali e di creare un sistema urbano in grado di rappresentare una politica di pianificazione atta a migliorare un livello qualitativo del sistema infrastrutturale che diverrebbe naturaliter un bacino a supporto del comune capoluogo di regione e a sostegno dei comuni della Sibaritide.

Una volta portata a termine la conurbazione della città dello Jonio, con l’ausilio e l’appoggio della regione Calabria anche in vista della prossima e non più rinviabile riorganizzazione politico amministrativa regionale, il passo successivo diverrebbe la costruzione, come ampliamento dell’esistente provincia di Crotone, di una delle tre aree vaste della Calabria, quella della Magna Grecia, da aggiungere alla già esistente città metropolitana di Reggio Calabria e alle due aree vaste di Cosenza e di Catanzaro.

Costruzione dell’area vasta della Magna Grecia per dare immediatamente vita al distretto regionale della filiera agroalimentare e turistica oltre che al distretto regionale dei beni archeologici all’aperto. E per costituire, in accordo con la regione Calabria, sia la società aeroportuale della Magna Grecia e sia l’Autorità del Sistema Portuale della Magna Grecia con i porti di Crotone, Corigliano, Taureana di Palmi e Reggio Calabria da collegare con il porto di Taranto. Senza dimenticare la costruzione della metrovia della Magna Grecia o metropolitana di superficie da Taranto a Reggio Calabria.

Alla fine di questo lungo e ambizioso processo, anche per sfruttare le enormi potenzialità di un’area strategica come il golfo della Magna Grecia, non resterebbe che costruire e costituire, assieme alle regioni, alle province e ai comuni che si affacciano sullo Jonio, la Riva Sud d’Europa. Solo e unico modo per permettere a questi territori e a queste comunità di uscire dal tunnel del sottosviluppo e dell’arretratezza in cui si trovano. Per responsabilità precise e facilmente individuabili e sicuramente non più tollerabili.

Giovanni Lentini

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