Crotone, amara terra mia, dove i giovani sono costretti ad andare via

Terra dove i sogni si infrangono sulle scogliere dell'incertezza, terra di promesse disilluse fatta da gente in giacca e cravatta che ricopre ruoli e pensa solo ad arricchire le proprie tasche.

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Terra mia, amara terra mia. Terra dove il cielo bacia il mare in un pittoresco dipinto naturale. Culla di filosofi, di erranti poeti, di scrittori e amanti della terra. Terra di chi piange su una bara bianca, di chi si chiede il perché e attende un perdono che forse non arriverà mai. Terra mia, amara terra mia. Terra dove i sogni si infrangono sulle scogliere dell’incertezza, terra di promesse disilluse fatta da gente in giacca e cravatta che ricopre ruoli e pensa solo ad arricchire le proprie tasche. Terra di chi a malincuore deve andare via per studiare, per lavorare, per curarsi. Quando l’attuale amministrazione si insediò un anno e mezzo fa, la prima cosa che fece fu istituire Crotone città dei giovani. I giovani, sì, quelli che in città rivestono un ruolo marginale, quelli isolati, dimenticati. Quei giovani a cui viene tolto il diritto allo studio, il diritto ad un lavoro onesto e giusto, quei giovani di cui si parla tanto ma troppo poco con loro. Quei giovani etichettati dai più grandi “fannulloni”, “disinteressati ai problemi quotidiani”, “dediti solo al divertimento”. Quei giovani costretti a riempire le valigie con aspettative e sogni, e con i pochi mezzi a disposizione costretti ad andare via, verso nidi migliori. Questa vuole essere una prefazione ad una, delle tante lettere, che un padre ha scritto al proprio figlio. Un padre impotente che arriva, persino, a chiedere perdono per non essere riuscito ad assicurare un futuro al proprio figlio in questa terra. Una lettera che dovrebbe farci riflettere ma soprattutto farci indignare per un sistema che non funziona come dovrebbe, dove gli interessi propri la fanno da padrone e a rimetterci sono sempre gli onesti e i poveri. Un sistema fatto da gente che con promesse fasulle ha scalato le vette e ora siede sul piedistallo venendo la propria anima al diavolo e perdendo se stesso. Cambiano gli attori ma non cambia la storia. Abbiamo tanto da imparare e forse non impareremo mai. La storia insegna si dice, ma forse l’uomo non imparerà mai. E allora continueremo ad essere gli ultimi, quelli dimenticati, quelli con la valigia in mano e tanti sogni da realizzare mentre il mare scompare dietro di noi, mentre ci allontaniamo con il cuore in mano, trattenendo le lacrime, traditi da chi non ha avuto cura di farli brillare.

 

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