Giovani e Fede: un connubio spesso ancora troppo distante

Dalle testimonianze raccolte, trapela quanto i giovani abbiano bisogno di un rapporto di fede che sia aperto e flessibile e non soffocato dagli stereotipi ormai superati della chiesa. La fede non è solo conoscere le letture, recitare preghiere, partecipare abitualmente alla messa, ma è anche servizio.

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Premetto che la mia lungi dall’essere una polemica ma più una sana constatazione maturata da un’attenta analisi, frutto di testimonianze dirette, silenziose osservazioni e confronti. Da questa attenta analisi è trapelato un netto distacco dalla chiesa da parte dei giovani. Alla base di ciò, una visione ancora troppo retrograda della chiesa che stenta ad aprirsi al nuovo che avanza. Il mondo corre veloce e cambia, ma la chiesa resta la stessa di un tempo con il suo sistema istituzionalizzato di credenze, pratiche, riti e tradizioni vissute come istituzione o disciplina. Un atteggiamento quello della chiesa che ha portato oggi ad avere persone sì credenti ma poco credibili. Dalla maggior parte dei giovani, infatti, la fede viene quasi vissuta come una sorta di costrizione. Basti pensare, ad esempio, che frequentare il catechismo ha significa, per la maggior parte dei giovani, solo l’apprendimento di regole e princìpi, e non è raro trovare chi critica questa attività perché la vede come una banale trasmissione di un sapere “quello che dicono loro” e una serie di regole da seguire e così il cristianesimo finisce per essere considerato, semplicemente, un’etica più che una religione. I giovani vedono il cattolico come un praticante che non salta mai una messa, si confessa e fa la comunione seguendo fedelmente le indicazioni della Chiesa. I sacramenti, quali la prima comunione viene fatta più per obbligo che per scelta e quindi la grande fuga dopo la cresima è più che biasimata. Al pari di questo, negli ultimi anni è aumentata la percentuale di giovani che afferma di non avere fiducia nella Chiesa e inoltre anche la maggior parte delle figure religiose riscuotono poco consenso. Sacerdoti, suore, catechiste e le altre figure di riferimento della Chiesa cattolica riscuotono oggi poca credibilità agli occhi dei giovani. Da qui ne nasce una linea spazio-temporale che divide la chiesa e i giovani, due linee rette che viaggiano separate. Da una parte dunque i giovani, predisposti ad accogliere la fede ma che non si identificano in una chiesa ma preferiscono un rapporto individuale con la dimensione divina. Dalle testimonianze raccolte, trapela quanto i giovani abbiano bisogno di un rapporto di fede che sia aperto e flessibile e non soffocato dagli stereotipi ormai superati della chiesa. La fede non è solo conoscere le letture, recitare preghiere, partecipare abitualmente alla messa, ma è anche servizio. A tal proposito emerge un atteggiamento nei confronti della Chiesa abbastanza “critico”. Se la Chiesa vuole dialogare con le nuove generazioni, deve imparare a percorrere le loro strade, senza paura di ascoltare le loro opinioni e quindi aprirsi anche al nuovo.

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