Parole, cultura e Memoria. Presentato a Crotone “Il custode delle parole” foto

Lo scrittore Giochino Criaco ospite al Museo e Giardini di Pitagora.

È stato presentato all’esterno del museo di Pitagora l’ottavo libro di Gioacchino Criaco dal titolo “Il custode delle parole”, edito da Feltrinelli e pubblicato all’inizio di questa estate.
L’incontro, difronte una vasta platea di pubblico, è stato moderato da Lucia Claps; ad introdurre la serata, invece, è stato il presidente del Consorzio Jobel Santo Vazzano.
Dal 2008, anno di uscita del romanzo “Anime Nere”, lo scrittore originario di Africo, racconta della sua terra attraverso fiabe e romanzi, dipingendola a volte con tratti foschi ma carichi, allo stesso tempo, di quel fascino che solo la Calabria riesce a regalare. Al centro di tutto, ancora una volta, quell’Aspromonte in questo caso erede e custode di un particolare tesoro lasciato qui per millenni della civiltà greca e dai quei popoli che hanno abitato per secoli questi luoghi.

criaco

Questo è il primo libro di questo filone che ha al centro le parole perse di una lingua che era quella dei greci d’Aspromonte. Un tempo il grecanico era la lingua di tutto il meridione; tutto il sud ha usato questa lingua.

Le parole diventano elemento creatore e tesoro prezioso da custodirete, la memoria di un passato al quale si vuole aspirare. Ed è questo che nonno Andrìa (stesso nome del nipote) tenta di fare con quello spirito ereditato dai padri e dalle madri greche: custodire la parola, difendere la lingua degli avi come se questa fosse parola divina. Di riflesso salvaguardare quindi la natura e la cultura di un intero territorio che diventa, quindi, un tesoro da consegnare alle prossime generazioni.

Le parole sono le relazioni che noi stabiliamo con ciò che ci circonda e quindi le parole greche sono le relazioni che il nostro mondo culturale ha intessuto con tutto quello che lo circondava in migliaia di anni. L’interruzione di questo rapporto è diventata una tragedia. Oggi siamo figli di un popolo che è diventato muto perché ha perso le parole che erano relazioni.

La figura di questo nonno, pastore e sacerdote della parola, domina su tutto il romanzo. Andrìa il nipote, trattenuto nella sua terra dall’amore per Caterina, cambia la sua idea di lasciare la sua terra e di partire il giorno in cui salva dall’abbraccio mortale dello Jonio Yidir, sopravvissuto ad un naufragio.

Il lavoro di questo manipolo di folli che hanno conservato questo tesoro sta permettendo di accorciare quella distanza che ci separa dal ritrovare quel grado di civiltà che era quella greca. La mia missione è un po’ pure questa, continuare a cercare di accorciare questa distanza di tempo.