E’ necessario eliminare la massa delle autorizzazioni e, in alcuni casi, delle sottomissioni tecniche

Per Giovanni Lentini è etica della responsabilità, e delle decisioni, per rilanciare e riavviare Crotone

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    di Giovanni Lentini

    In tutti i moderni stati democratici esiste una norma (non scritta e implicita nell’ordinamento stesso) che viene chiamata principio di libertà. In forza di tale principio, tutto ciò che non è vietato è permesso, per cui le leggi si dovrebbero preoccupare di elencare le attività che non si possono fare, lasciando per il resto libertà ai cittadini senza alcun vincolo o limitazione. In forza di quest’assunto, al quale sostituirei la parola permesso con consentito, svilupperò una mia riflessione aiutandomi con un esempio pratico. Un semplice adempimento amministrativo di cui a Crotone tanto si parla e di cui tanto si continuerà a parlare nei prossimi mesi. Le autorizzazioni per il rilascio delle occupazioni di suolo pubblico. Nel corso del tempo, l’incompetenza e l’arroganza della classe burocratica più di quella politica, ha pensato bene di inserire nel versante delle cose fattibili il meccanismo delle autorizzazioni. Un meccanismo che, nel tempo, al Sud è divenuto perverso. “Cosicché, via via, la quantità delle autorizzazioni è sempre più aumentata, con la conseguenza di incatenare cittadini ed imprese, costretti ad una sorta di via crucis, rappresentata proprio dai percorsi autorizzativi”. Questo meccanismo è noto a tutti. La sua perversione, però, non viene combattuta perché il potere della burocrazia è enorme, in quanto essa, come nel caso del Mezzogiorno, di fronte ad una classe politica e a politici di scarso livello culturale e professionale che spesso non sono in condizione di comprendere nemmeno le cose da fare, hanno preso il sopravvento. Per questo, come nel caso delle autorizzazioni di rilascio del suolo pubblico, occorre porre un rimedio. Ricorrendo, se necessario, ad un intervento da parte del consiglio comunale che eliminando, se non totalmente, almeno parzialmente le autorizzazioni, inserisse gli automatismi, in qualunque settore e in qualunque materia, col silenzio-assenso, e le autocertificazioni che comportano sanzioni penali in caso di dichiarazioni mendaci. E che, soprattutto, rendesse tutti i procedimenti in via digitale, eliminando la carta e consentendo così di attivare i controlli. Controlli che ad oggi vengono svolti non in modo sostanziale, ma solo formale. Basta guardare le carte, vedere se sono in ordine ed il controllo è fatto, per poi, nel caso provvedere ad irrogare, tardivamente e colpevolmente, sanzioni e ammende, come sta capitando a Crotone in piena stagione estiva con una parte degli esercenti commerciali del lungomare cittadino costretti a subire angherie e soprusi incomprensibili e inaccettabili e con un’altra parte degli stessi esercenti che, forti dell’assenza di controlli, veri, e non estemporanei, fa quello che vuole e,  il più delle volte, quello che non sarebbe consentito fare , come per esempio l’odiosa e irriguardosa, per i cittadini, occupazione di suolo pubblico che di fatto limita la libertà di movimento e di passaggio e di passeggio. Non è così che ci si deve comportare. Se si devono controllare autorizzazioni o concessioni di occupazioni di suolo pubblico bisogna andare sul posto e verificare se tutto è stato eseguito in conformità effettiva oppure se vi siano stati eventuali distorsioni con quanto dichiarato. Dunque, si può tranquillamente affermare che la massa delle autorizzazioni e, in alcuni casi, delle sottomissioni tecniche, come quella dell’aumento della Tari, sta bloccando Crotone. E, forse, come nel caso della Tari la sta impoverendo. Occorre perciò un cambiamento di metodo e di rotta. “Si tratta di un’utopia? Non credo. Credo piuttosto che sia una necessità urgente ed indifferibile per evitare che si riproducano danni, gravi ed irreparabili, che una burocrazia sorda e muta provoca coi suoi comportamenti ciechi ed egoisti”. Tutto è consentito se non vietato. Una regola semplice che toglierebbe potere ai burocrati. Per fare questo bisogna abrogare in un colpo solo tutte le procedure e al loro posto inserire un unico sistema autorizzativo.  Questo il primo passo. Il secondo passo. Estendere a quasi tutto il comparto il sistema del silenzio-assenso, ovvero affidare a professionisti la certificazione sostitutiva delle autorizzazioni. Solo in questo modo una città e una comunità, con un apparato normativo semplice ed agile, potrebbe dare spazio alla voglia e alla libertà di quanti, e non sono pochi, vogliono fare intrapresa. A Crotone siamo sul baratro e dobbiamo salvarci. Ora e subito. Il resto non interessa e appartiene alla logica di chi non si vuole assumere nessuna responsabilità e che per questo si nasconde dietro il dito della burocrazia. Amministratori che, ogni giorno che passa, demandano e non decidono e che preferiscono restare nel comodo e astratto mondo della legalità, dove non si fa nulla per non incorrere in errori. Una perfetta sintesi tra immobilismo e conservatorismo. Tipica di una classe dirigente che, presentatasi come il nuovo, sta perpetuando gli stessi errori, e gli stessi orrori, di quel “vecchio mondo” che loro pensavano di far sparire e che, invece, stanno “eternando”. A parole tutto cambia. Nei fatti nulla cambia. In perfetto stile gattopardesco. Per noi meridionali la solita storia. La storia di quanti partono per bruciare i palazzi, e le poltrone, e gli arredi, del potere e poi a quei palazzi , e a quelle poltrone, e a quegli arredi, si legano e, in alcuni casi, come nel caso degli attuali amministratori crotonesi, si legano con le catene. Solo per soddisfare la loro annichilita e annichilente egoità e , il più delle volte, più miseramente e miserevolmente, per gonfiare il loro portafoglio.

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