Appello per preservare l’ecosistema di Capocolonna dagli incendi boschivi

Parretta (Circolo Ibis): "E' necessario per far comprendere a coloro che appiccano incendi, l’enorme danno che compiono alla flora e alla fauna".

Il Circolo Ibis per l’ambiente di Crotone lancia un appello alla cittadinanza e alle istituzioni per preservare dagli incendi boschivi Capo colonna.

Il promontorio oltre ad essere uno scrigno di archeologia e storia conserva habitat e biodiversità importanti a livello europeo, con specie assai rare e rilevanti.

Recenti incendi nelle ultime settimane hanno interessato la zona minacciando la macchia mediterranea presente e le specie presenti come il “Limonium Lacinium” pianta endemica e propria del promontorio.

Ancora in Calabria si stenta a capire che questo sito, insieme ad altri 177 della regione, sono diventati dal 27 giugno del 2018 a tutti gli effetti Aree Protette Naturali, tutelati per legge dallo Stato e dagli altri enti territoriali.
Di fatto, i 178 proposti Siti di Importanza Comunitaria (pSIC) con tre successivi decreti del Ministero dell’Ambiente, emanati tra il 2017 e il 2018, sono stati designati Zone Speciali di Conservazione (ZSC).
Pertanto, quello che interessa il promontorio di Capo Colonna è diventato una area protetta con proprie misure di conservazione e un proprio ente gestore, l’Area Marina Protetta “Capo Rizzuto”

afferma un socio storico del Circolo, Tommaso Tedesco.

In tale contesto – prosegue – l’Oasi del Martin pescatore gestita dal Circolo dal 2007 rappresenta la porta di accesso alla Zona Speciale di Conservazione “Capo Colonna” che si estende per tutto il perimetro del promontorio e nel Parco archeologico del Lacinio.

L’habitat si caratterizza per la presenza di tre specie importanti di “Statice” (Limonium): sulla scarpata a diretto contatto con il mare, il “Serotinum”, che cresce sui suoli argillosi; mentre sulle rocce di calcarenite al di sopra delle argille, si ritrova il “Limonium Lacinum”; invece sul bordo superiore della scarpata troviamo la “Statice sinuata (sinuatum)”.

A queste sono inoltre associati altre importanti piante endemiche quali la margheritina bianca (Anthemis maritima) e i fiori gialli del Ginestrino delle scogliere (Lotus cytisoides).

Tra la primavera e l’inizio dell’estate, il promontorio è poi coperto da una fitta distesa di “Fior d’oro” (Chrysanthemum coronarium) dalla rara viperina (Echium sabolicolum e Malva sylvestris).

Vicino alla zona archeologica spuntano invece i rari fiori giallo-verdastri dell’ombrelliffera “Elaoselium Asclepium”.

Elencare tutte queste specie vegetali, insieme alle altre migliaia di piante reintrodotte dalla Soprintendenza e dal Comuni nel Parco archeologico per ricostituire il bosco sacro di Hera, l’Alsos – commenta il presidente del Circolo Girolamo Parretta – è necessario per far comprendere a coloro che appiccano incendi l’enorme danno che compiono alla flora e alla fauna presente sul promontorio, in particolare alle specie rare e comprese nelle liste rosse della IUCN.
A volte con gesti superficiali – conclude Parretta – magari per pulire i campi dalle erbacce oppure per smaltire la spazzatura accumulata vicino ai cassonetti, spesso però anche di natura dolosa, si mette a repentaglio l’incolumità delle persone provocando gravi alterazioni al delicato equilibrio dell’ecosistema naturale di questo suggestivo tratto di costa calabra.