Crotone, la Calabria, il Sud e il PNRR

Quella di supportare i comuni nella programmazione del PNRR, nella programmazione comunitaria 2021/2027 e nell'accesso alle risorse non spese, quasi 3 miliardi, delle vecchie programmazioni comunitarie che non sono state utilizzate dalla Regione Calabria.

Riceviamo e pubblichiamo:

Crediamo, dopo l’invio delle schede di rilevazione dati dei Contratti Istituzionali di Sviluppo alla regione Calabria da parte della Provincia di Crotone, del comune di Crotone e dei 26 comuni della provincia, di poter fare alcune nostre considerazioni. Brevi e ci auguriamo comprensibili ai più. Dalla semplice lettura dei titoli delle schede presentate dalle varie amministrazioni ci siamo accorti di un dato. Un dato che plasticamente ci conferma modi di lavorare che erano di nostra conoscenza. Un dato preoccupante e allarmante in cui  emerge in maniera chiarissima approssimazione e pressapochismo, dettato in parte dalla fretta e dal poco tempo a disposizione ma anche da un modus operandi tipico delle nostre macchine amministrative e politiche. Macchine burocratiche che poste di fronte alle complessità pensano di ovviare alle difficoltà aprendo i cassetti dei propri uffici e riproponendo progetti e pianificazione datate e obsolete.                                                Facciamo queste affermazioni perché chi ha presentato le schede, e crediamo  di non esagerare, non solo non ha mai letto il Piano di Ripresa di Resilienza che, apriamo e chiudiamo una parentesi, pur non essendo le Sacre Scritture rappresentano l’abbecedario per quanti sono impegnati nel governo delle comunità, ma quel che è peggio del PNRR ignoravano e ignorano l’esistenza. E affermiamo questo perché la conoscenza di quello strumento composto da 269 pagine avrebbe potuto aiutare, e anche molto, nel decidere gli interventi strategici da proporre per il Contratto Istituzionale della Calabria che non era il Contratto Istituzionale di Sviluppo di una parte del territorio ma di tutto il territorio calabrese. Contratto istituzionale di Sviluppo della Calabria che aveva e ha un claim intrigante e ambizioso, Svelare Bellezza, fissato in quattro punti: 1)Ambiente, risorse naturali e riqualificazione urbana; 2)Cultura e minoranze etnolinguistiche (grecanica, occitana, arbereshe) 3)Turismo (enogastronomico, sportivo e religioso) 4)Trasporti e mobilità sostenibili (in via complementare agli ambiti elencati). Compito apparentemente facile, la Calabria è una regione che è un caleidescopio di bellezze, ma insidiosissimo. Per ritornare alla nostra affermazione inziale, e da quelle che sono le nostre esperienze e le nostre conoscenze, il sistema delle reti idriche, il sistema dei rifiuti, la mitigazione del rischio idrogeologico, i servizi socio sanitari, i beni confiscati alla mafia, le infrastrutture stradali non sono e non possono essere considerati obiettivi strategici del Cis perché al di la dell’innegabile utilità per i nostri territori non “svelano bellezze” ma tutt’al più “svelano fragilità e arretratezza” della nostra regione e del nostro territorio. Con l’aggravante che, ed ecco la poca conoscenza del PNRR, buona parte delle proposte presentate erano e sono interventi che potevano e possono essere affrontati con le sei missioni di cui è composto il PNRR e che sono: 1)Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo; 2)Rivoluzione verde e transizione ecologica; 3)Infrastrutture per una mobilità sostenibile; 4)Istruzione e ricerca; 5)Inclusione e coesione; 6)Salute. Non aver fatto queste considerazioni  o averle sottovalutate, ci riserverà, e non sarà, purtroppo, una novità, parecchie sorprese che, e speriamo di sbagliarci, metterà a rischio la valutazione di tutte le schede presentate.  Schede che da nostri calcoli approssimativi, ma non approssimati, dovrebbero aggirarsi attorno ai 500 milioni di euro. E questo solo per la provincia di Crotone.  In tutta questa confusione generale ci  piace rimarcare il metodo di lavoro portato avanti dalla Provincia di Crotone che, nonostante le difficoltà, è ritornata a svolgere il ruolo che le è proprio, quello di essere la Casa dei Comuni, e che sta provando a riprendere, seppur tra mille intoppi, la funzione che, pur non avendo mai perso, anche dopo la legge del Rio, aveva colpevolmente trascurato. Quello del coordinamento, dell’indirizzo, della programmazione e della pianificazione dell’intero territorio provinciale. In questo senso, pur tra mille ritardi accumulati negli anni e aggravati dalla “spending review”, la provincia di Crotone ha presentato tre schede di rilevazione dati sotto forma di itinerari. La prima. Valorizzazione dei borghi e di luoghi tra Il Parco Nazionale della Sila e l’area marina protetta di Capo Rizzuto. La seconda. La cultura, la storia e l’arcipelago arberesh nel marchesato crotonese. La  terza. Turismo sostenibile tra enogastronomia sport e natura. Lavoro svolto con quei sindaci e quelle strutture tecniche dei comuni di Caccuri, Cirò, Crucoli, Cutro, Isola Capo Rizzuto, Mesoraca, Petilia Policastro, Rocca Bernarda, Sam Mauro Marchesato, Santa Severina, Strongoli e Umbriatico che hanno avvertito, prima di altri,  l’importanza di  una procedura sinergica che ha superato, e deve superare,  gli individualismi e i campanilismi da cui siamo storicamente affetti come crotonesi e come calabresi. Un bel lavoro. Un lavoro che lascia ben sperare per il prossimo futuro in cui l’ente intermedio sarà chiamato a svolgere una funzione indispensabile e inderogabile per il territorio. Quella di supportare i comuni nella programmazione del PNRR, nella programmazione comunitaria 2021/2027 e nell’accesso alle risorse non spese, quasi 3 miliardi, delle vecchie programmazioni comunitarie che non sono state utilizzate dalla Regione Calabria. A cui, appena dopo l’elezione del nuovo presidente e del nuovo esecutivo provinciale, dovrà accompagnarsi la redazione e l’adozione del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, la riorganizzazione della rete scolastica, la messa in sicurezza di tutti gli edifici scolastici e di tutte le strade provinciali, l’istituzione di una marca territoriale al fine di creare una rete dei borghi crotonesi e una rete dei castelli, delle torri, dei fari e della aree archeologiche crotonesi, una rete dei sentieri religiosi e una rete degli itinerari enogastronomici ed ambientali. Lavoro che, a nostro parere, dovrà essere svolto con l’aiuto da parte della Regione Calabria e, come va ripetendo il presidente Occhiuto, con il decisivo e indispensabile ausilio delle strutture governative di Cassa Deposito e Prestiti, dell’Agenzia Nazionale per la Coesione Territoriale e d’Invitalia in modo da porre un freno ai dilettantismi e ai dilettanti. Ora più che mai Crotone e la Calabria hanno bisogno del concorso di tutti e ognuno deve fare i conti con la sfida storica di realizzare, finalmente, una sola Calabria per sfatare il mito negativo delle Calabrie e per costruire la Calabria che i calabresi e gli italiani non s’aspettano.

 

Peppino Cosentino

Domenico Critelli

Giovanni Lentini