“Proposte politiche e programmatiche assenti”

Giovanni Lentini (Progetto Crotone), scrive in merito alle prossime elezioni comunali. "Si apra una discussione aperta e sincera".

Riceviamo e Pubblichiamo:

Stancamente, quasi surrettiziamente, Crotone si avvia al prossimo appuntamento elettorale amministrativo e, come capita ormai da decenni, lo fa con una liturgia e un rituale che sono sempre gli stessi.

Un cerimoniale in cui le proposte politiche e programmatiche sono completamente assenti e con i cittadini costretti ad assistere alle solite inveterate e radicate autopromozioni e autocertificazioni.

Atteggiamenti questi che provocano l’implosione di quelle che una volta venivano definite forze politiche, oggi, sempre di più, debolezze onanistiche, in cui non emerge una qualsivoglia visione della città ne tanto meno traspare una seria autocritica per tutte le inadempienze e le mancanze che hanno costellato e funestato la storia democratica di Crotone.

Di conseguenza ci si divide sui nomi, sulle appartenenze ai clan familiari, sulle vicinanze a pseudo politici, ed affiora continuamente e pervicacemente la pretesa di continuare a fare danni alla città, incuranti del duro e severo giudizio popolare che pure, nel momento opportuno, e duole affermarlo, si trincera e si nasconde dietro i soliti personaggi.

Una città rotta e sbandata in cui, del resto, i servizi essenziali sono inesistenti o precari e in cui interi quartieri e pezzi di città vivono condizioni da primi anni 50.

Con l’aggravante che l’unico sforzo dei protagonisti della politica locale è un richiamo ad un esoterica e misteriosa unità per fare squadra che, ammesso e non concesso dovesse realizzarsi, svanirebbe durante o un attimo dopo lo spoglio elettorale.

Un panorama politico quindi in cui ci si unisce e ci si misura non sulle cosa da fare ma su come garantire prebende e postazioni ai propri sodali e ai propri grandi elettori.

E se è vero, almeno parzialmente , che la crisi della città di Crotone è iniziata con il crollo dell’apparato industriale, in quanto quel benessere era stato inteso come una condizione permanente e intoccabile che permetteva di utilizzare posizioni di rendita e speculative senza generare nuove attività e nuove iniziative e, di conseguenza, la crescita di una nuova borghesia che si confrontasse con l’evolversi , e la complessità,  dei tempi , è anche vero d’altro canto che caduto il traliccio principale su cui si reggeva l’intero impianto produttivo è rimasto il vuoto senza che nessuno riuscisse ad identificare percorsi alternativi.

E la soluzione più facile della moribonda città operaia “non industriale” è stata l’enunciazione, divenuta una specie di ritornello intoccabile e inviolabile, di Crotone città a vocazione turistica, disconoscendo, alcuni per ignoranza altri in malafede, i meccanismi e i processi complessi che danno vita ad un economia di servizi, come quella turistica.

Oggi la fotografia di Crotone descrive e connota una serie di periferie sconnesse e degradate, prede del disagio e della disperazione, con lo stesso centro cittadino che è diventato una sorta di landa periferica senza decoro e senza pregio.

A complicare ulteriormente la vivibilità complessiva della città la presenza di alcuni immobili pubblici come la questura, il comando provinciale dei carabinieri, il tribunale, la prefettura e l’ospedale che svolgendo, per loro stessa natura, funzioni territoriali e non comunali rendono, com’era inevitabile, pezzi di città invivibile e inservibile.

A questo riguardo un primo tassello iniziale da cui partire, e da tener presente nel prossimo Piano Strutturale Comunale, sarebbe quello di riprendere, riviste e rivisitate, le due Società di Trasformazione Urbana, la STU “Il porto” e la STU “La stazione”, progetti comunitari complessi in cui erano state individuate due aree direzionali in cui dislocare quegli edifici pubblici.

Diventate nel tempo vere e proprie barriere architettoniche, che impediscono uno sviluppo ordinato e armonioso della città.

Una volta individuate le aree andrebbe aperto un tavolo di concertazione con il governo centrale e con la regione Calabria per concordare tempi e modalità di trasferimento di quei presidi.

Questa potrebbe essere già un idea politica programmatica di riferimento da cui partire per ripensare e ridisegnare tutta la forma urbana di Crotone.

Una rivisitazione che avrebbe ricadute sulla vita e sulla qualità della vita dei cittadini e sarebbe la premessa indispensabile per costruire una città nuova.

Una città dell’identità e dell’alterità.

Un altro tassello potrebbe essere quello di avviare con Eni una stagione nuova.

Un’interlocuzione affidabile ed autorevole, basata non più sul risentimento o sul cabotaggio ma su un dialogo aperto e alla luce del sole, ognuno con il riconoscimento del proprio ruolo.

Partendo con il proporre ad Eni, in via preliminare, la gestione comune del patrimonio archeologico e culturale di Crotone e dell’intero territorio crotonese.

Una proposta che, puntando sulle innegabili relazioni nazionali ed internazionali della multinazionale, servirebbe per creare un marchio Crotone riconoscibile e identificabile considerato che, nonostante le nostre ricchezze materiali ed immateriali, non siamo riusciti a far conoscere ed apprezzare la nostra città al di fuori delle anguste mura cittadine.

Tutto questo può e potrà avvenire ad una condizione, che in città e tra i cittadini si apra una discussione aperta e sincera, potremmo dire un tempo della verità, in cui tutti, tutti noi cittadini crotonesi, con una specie di analisi collettiva e pubblica, prendessimo atto del nostro fallimento, del fallimento di un idea di città che ha portato Crotone ad essere la Cenerentola d’Europa.

Guardando certamente al passato recente, che ha determinato, per alcuni aspetti, condizioni d’ingovernabilità del tessuto democratico, indebolito e minato alla base da anni di immobilismo, improvvisazione, pressapochismo e clientelismo, ma con un occhio vigile ed attento anche al passato remoto in cui sono maturate le condizioni che hanno portato Crotone ad essere non solo una città chiusa e isolata , ripiegata su stessa , ma anche triste e anonima.

Una città senza identità. E senza prospettive. Per l’immediato. E per il futuro.

Giovanni Lentini
Progetto Crotone