PerècceZzioni di: Le Streghe

"Nelle fiabe le streghe portano sempre ridicoli cappelli neri e neri mantelli, e volano a cavallo delle scope. Ma questa non è una fiaba..."

Di Maria Celeste Arcuri e Cassandra Gulotta:
Le Streghe, film del 2020 di Robert Zemeckis, è l’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo per bambini del 1983 scritto da Roald Dahl. La storia era stata già portata al cinema nel 1990 da Nicolas Roeg, film presentato in Italia come “Chi ha paura delle streghe”, con l’attrice premio Oscar Anjelica Huston e Rowan Atkinson, rispettivamente nei panni della Strega Suprema e di Mr. Stringer. La recente versione della storia è ambientata in Alabama alla fine degli anni ’60. I protagonisti sono un bambino e la sua nonna materna, interpretata dall’attrice premio Oscar Octavia Spencer; la quale decide di andare con il nipote in un lussuoso albergo sul mare, così da allontanarsi dalla strega che si aggira a Demopolis.Arrivati all’hotel i due protagonisti si imbattono in un gruppo di streghe, tra le quali è presente la Strega Suprema, interpretata dall’attrice premio Oscar Anne Hathaway. Guardando le due trasposizioni cinematografiche del romanzo di Dahl si notano alcune similitudini, tra cui: dialoghi, battute ed elementi scenici. Tra i due film però vi sono anche differenze sostanziali; per esempio, nel film del 1990, i due protagonisti vengono chiamati spesso per nome, mentre, nella pellicola più recente i nomi della nonna e del bambino non sono specificati. Nel folclore popolare occidentale la figura della strega ha avuto generalmente un’accezione negativa, si riteneva infatti che le streghe usassero i loro poteri per nuocere alla comunità, soprattutto a quella agricola, e che prendessero parte a dei raduni periodici chiamati “sabba”. Nell’immaginario collettivo, oggi, le streghe appaiono per lo più come delle donne vecchie e arcigne, accompagnate da un famiglio, ossia un animale che funge da consigliere o diabolico assistente, ne è un esempio “Diablo” o “Fosco”, il fedele corvo di Malefica”, celebre strega del classico DisneyLa bella addormentata nel bosco” e protagonista del film “Maleficent”.

le streghe

Saranno anche passati secoli, ma dare la colpa alle streghe funziona sempre.
(TristeMietitore, Twitter)

La figura della strega ha radici ben più antiche del cristianesimo e del periodo della santa inquisizione, infatti, già nel “codice di Hammurabi” vi erano informazioni riguardo l’atteggiamento da assumere nei confronti della pratica magica; anche in Assiria, nella “biblioteca di Assurbanipal” sono state rivenute testimonianze di esorcismi per contrastare i sortilegi di streghe e stregoni, tuttavia, sono la mitologia greca e romana ad essere quelle più ricche di riferimenti riguardo questa figura, di fatto queste pullulano di maghe descritte come esseri capaci di assumere aspetti diversi a seconda del proprio scopo. A proposito di trasformazione estetica, durante la visione delle pellicole, un elemento che si palesa immediatamente allo spettatore è la sostanziale differenza, tra le due streghe supreme, non solo nelle sembianze, ma anche nel processo di mutazione che affrontano. Nel caso di “Le Streghe”, l’aspetto del personaggio non è deforme o estremamente deturpato, anzi, da un certo punto di vista, conserva una sensualità ed eleganza, che la distinguono dal resto dei componenti della congrega; all’estremo opposto, in “Chi ha paura delle streghe?” l’essere in cui ci imbattiamo è imponente, orrido e repellente, quasi come se si volesse rendere visibile nei suoi connotati l’illimitato potere oscuro di cui dispone, oltre al fatto che la sua attitudine a girare per l’albergo con una maschera di pelle umana nella borsetta, quasi a voler far sfigurare il Leatherface, la rende più inquietante di qualsiasi CGI. In contrapposizione al concetto di magia oscura, intesa come forza soprannaturale di cui si avvalgono generalmente le streghe, si sviluppò la pratica della “magia bianca” la quale operava in armonia con il disegno universale di Dio. I filosofi scolastici, tra cui soprattutto Ruggero Bacone, sottolinearono le differenze tra la magia operante nella luce e le pratiche oscure, infatti, il filosofo sosteneva di aver individuato la “vera magia”, ossia quella che “opera in conformità alle regole della natura e della tecnica” e che dunque poteva contribuire al progresso scientifico. Su questa base nel corso dei secoli, si svilupparono diversi movimenti religiosi e correnti spirituali che hanno come obiettivo il contatto intimo tra i suoi fedeli e la natura, come per esempio le relativamente recenti “Wiccan”. Un altro tipo di magia a cui viene fatto cenno nel corso della pellicola, è la pratica VooDoo o Vudù, culto principalmente accostato ad entità sinistre e tetre; per rendere l’idea di quanto alcune di queste pratiche siano realmente diffuse e considerate illecite, basta sapere che l’articolo 246 del codice penale di Haiti sancisce il divieto di “zombificazione”. Eventi magici, animali parlanti e potenti maghi o streghe accompagnano dunque l’essere umano da secoli, tuttavia, Inizialmente le leggende e le fiabe che ne parlavano erano trasmesse oralmente da cantastorie e anziani saggi, solo tra il 1812 e il 1815 i fratelli Grimm, due importanti linguisti tedeschi, trascrissero su carta molte storie della loro terra. La raccolta, intitolata “Cinquanta novelle”, ha diverse edizioni, l’ultima risalente al 1857. Il testo ha avuto, e ha tutt’oggi, un gran successo, soprattutto tra i lettori più giovani, i quali si appassionano alle antiche fiabe divenute ormai dei classici. Tra le più famose e apprezzate ci sono: Cenerentola, Biancaneve, Hänsel e Gretel, Il gatto con gli stivali e Cappuccetto Rosso. La maggior parte dei soggetti delle fiabe dei fratelli Grimm hanno debuttato al cinema, dando vita a molti dei classici Disney. In definitiva, le due trasposizioni cinematografiche, seppur simili per molti aspetti, terminano in modo completamente diverso, rispecchiando a pieno l’epoca in cui sono uscite; allo stesso tempo però differiscono totalmente dalla conclusione del romanzo dal quale traggono ispirazione, cercando in un certo senso, di offrire allo spettatore una morale, tuttavia per citare una delle recenti pubblicazioni di Ilaria Gaspari “per entrare sul serio nell’universo di Roald Dahl, bisogna, io credo, deporre la pur minima pretesa di trovare nei suoi libri indicazioni o insegnamenti edificanti” (Link).